Piano straordinario di assunzioni: è migrazione da Sicilia e Campania

Da lunedì parte la lotteria per l’assegnazione dei posti: prende avvio la fase B per i 71.643 docenti precari che hanno presentato domanda e che riceveranno al buio i primi 18.476 posti residuali attraverso una mail cui dovranno rispondere per accettazione entro dieci giorni. Seguirà a novembre la fase C con altri 55.258 posti in palio, comunque ad anno scolastico iniziato, dopo le delibere che i Collegi docenti entro il 5 ottobre dovranno produrre in merito agli organici richiesti per l’attuazione del piano triennale dell’offerta formativa, e i decreti degli Uffici Scolastici Regionali.

“È una vera e propria lotteria – dichiara Marcello Pacifico (Anief-Cisal-Confedir) – perché il Miur non ha pubblicato i posti suddivisi per regione e materia, residuali rispetto alle fasi precedenti (18.476 risultanti dai 47.476 disposti nelle fasi iniziali a dispetto dei 29 mila assegnati) né le graduatorie aggiornate degli albi territoriali con i punteggi incrociati dei candidati presenti in tutte le province, ma ha predisposto un algoritmo secretato che assegnerà i ruoli in barba ai principi costituzionali relativi alla pubblicità degli atti nell’accesso al pubblico impiego, alla gestione delle procedure concorsuali come quelle comparative date dallo scorrimento delle graduatorie. Non è una questione solo di trasparenza ma di regolarità dell’intera procedura di assegnazione degli incarichi a tempo indeterminato che porterà certamente il Miur in tribunale”.

E se fosse vero che almeno 10 mila domande sono irricevibili, i posti alla fine non assegnati potrebbero superare le 12 mila unità, anche se si potrebbero utilizzare i docenti dell’infanzia in organico potenziato nella primaria. Il Governo, comunque, sembra aver già perso la sua partita visto che attualmente più di 2 mila posti risultano scoperti rispetto allo stesso numero di domande. Assurdo se si pensa che, dopo un anno di propaganda, 40 mila precari aventi diritto hanno rinunciato a presentare la domanda, 7 mila precari abilitati ma fuori dalla Gae, esclusi, abbiano chiesto ai legali dell’Anief di ricorrere per partecipare al piano straordinario come ancora siano stati esclusi gli idonei dei precedenti concorsi. Altro che successo del Governo o mancato boicottaggio dei precari: è un vero e proprio schiaffo. I posti, tra quelli residuali e di potenziamento dell’offerta formativa, sono superiori al numero delle domande presentate dai precari e non perché non ci siano precari ma perché molti di loro si sono rifiutati di farsi ricattare, di farsi assumere in una regione non propria, forse su una materia non propria. Si aspettavano di essere premiati per i sacrifici fatti in questi anni e non di essere puniti con la prospettiva di una vita distrutta negli affetti familiari.

Dei 71.643 precari che hanno presentato domanda, uno su cinque, più di 14 mila, per lo più meridionali, dovrà fare le valige e trasferirsi al Nord, anche se dalla tabella elaborata dall’Anief risultano essere più di 20 mila ma mancano i dati relativi alla distribuzione dei posti residuali regionali della fase B.

“Se è vero che la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro – continua Pacifico – non è giusto sfruttare per tanti anni i precari per poi deportarli dove si vuole. Il diritto al lavoro non può e non deve distruggere il diritto alla famiglia, perché senza di essa non c’è lo Stato. Ciò è evidente nella nostra Costituzione come nella Carta europea dei diritti dell’uomo. Così si sta realizzando un esodo mai pensato neanche ai tempi della leva obbligatoria. Stiamo parlando di posti potenziati e proprio perché il Sud è un’area economicamente depressa, ad alto tasso di abbandono scolastico e con un alto tasso di disoccupazione, con Comuni al collasso per i servizi essenziali, una viabilità disastrata, isole e comunità montane abbandonate a se stesse, tocca ora al Governo rivedere i parametri e assegnare 10 mila posti in più nelle regioni dove più necessitano. Soltanto così si comincia ad affrontare la questione meridionale. Nella prossima legge di stabilità – conclude il presidente Anief – devono pertanto essere riviste tutte le regole sulla mobilità del personale scolastico, a partire dall’assegnazione provvisoria annuale, e deve essere previsto un aumento dell’organico potenziato nelle aree a rischio del Paese, soprattutto per il bene delle nuove generazioni”.