
La linea assunta dall’Anief sulla riforma della scuola – per via delle gravi mancanze, le troppe incongruenze e gli alti profili di incostituzionalità – si conferma sempre più valida: dopo aver ottenuto dai giudici del Consiglio di Stato l’inserimento di 4mila diplomati magistrale nelle GaE, con l’ultima sentenza vincente, la n. 3788/15, emessa solo poche ore fa, stavolta il giovane sindacato convince i Confederali e le altre sigle di maggiore rappresentanza della categoria, che rompono gli indugi e ricorrono unitariamente contro il mancato inserimento nel piano straordinario di tanti docenti abilitati esclusi.
Risultano davvero molti simili a quelle dell’Anief le motivazioni dei ricorsi, avanzate dai sindacati rappresentativi: in particolare, quella per la violazione, nella riforma, dei principi della Commissione Europea sulla stabilizzazione dei precari abilitati e con oltre 36 mesi di servizio. Come risultano analoghi i modelli di domanda cartacea, per accedere comunque al piano di assunzioni, che Anief ha già ha messo a disposizione dei ricorrenti dalla scorsa settimana.
“Ancora una volta l’Anief, che dal 28 luglio ha attivato le procedure del ricorso, dopo averle annunciate ancora prima, si conferma pioniera e convince i cinque sindacati rappresentativi della scuola a seguirla nella battaglia legale per permettere l’immissione in ruolo nel piano straordinario di tutti quei docenti precari che pur essendo abilitati risultano oggi incredibilmente esclusi”, commenta Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal.
Ma quella assunta da Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda è una linea che assume la fisionomia battagliera dell’Anief, anche su altri passaggi della riforma: come per l’illegittima esclusione dalle immissioni in ruolo, nella parte dei posti relativi al ‘potenziamento’, del personale docente della scuola dell’infanzia, ma anche per la totale “dimenticanza” tra le tipologie di personale da assumere degli amministrativi, tecnici e ausiliari. Lo stesso dicasi per quanto riguarda la volontà di impugnare “la mancata tutela della libertà d’insegnamento, la chiamata diretta, il cosiddetto merito”, oltre che le “numerose incursioni in materia contrattuale, illegittime e sanzionabili”.
Tutti punti della Legge 107/2015 che Anief aveva da tempo deciso di portare in tribunale, proprio per “le troppe parti illegittime ed incostituzionali di questa riforma, approvata benché priva anche di un consenso minimo, sia da parte degli addetti ai lavori sia da parte dell’opinione pubblica”.
Il ravvedimento dei sindacati maggiori è così evidente, da non poter sfuggire all’analisi della stampa specializzata: “Ormai anche i sindacati ‘rappresentativi’ – scrive Tuttoscuola – sembrano aver imboccato decisamente e unitariamente la strada dei tribunali, fin qui battura con successo dall’Anief e in parte dallo Snals e dalla Gilda. Segno dell’ormai scarsa fiducia che i sindacati – anche quelli confederali – ripongono nelle tradizionali forme della lotta sindacale e nello stesso strumento della contrattazione. Una volta avviati i ricorsi hanno il loro iter, sul quale gli attori contrattuali – sindacati e governo – non possono intervenire”.
“Nella battaglia legale da noi intrapresa per tutelare la larga fetta di personale danneggiato dalla riforma della scuola – sostiene oggi Pacifico – fa un certo effetto trovarsi in compagnia di quelle stesse sigle che per anni hanno sostenuto che l’Anief non faceva sindacato, perché utilizzava l’arma ‘impropria’ del tribunale. Il tempo, però, si sa, è galantuomo. Soprattutto con chi, come l’Anief, è riuscito a inanellare vittorie su vittore nelle aule di giustizia. Portando a casa risultati concreti e tangibili”.
“Mentre gli altri sindacati, ora ravveduti, continuavano a firmare accordi a perdere, ad iniziare dall’addio al primo scatto stipendiale, che condanna gli immessi in ruolo a percepire lo stesso stipendio, da precari, per un decennio; per poi passare all’introduzione degli aumenti contrattuali legati al merito, svincolandoli dall’anzianità di servizio, in ossequio al decreto legislativo 150/09; sino agli scandalosi contratti sottoscritti sugli scatti automatici, che escludono impropriamente i precari, e mobilità che – conclude il sindacalista autonomo – obbligano ancora oggi i neo assunti a rimanere lontani da casa e affetti per almeno un triennio”.
Si ricorda, che per aderire al ricorso Anief è necessario inviare domanda e documentazione entro il prossimo 14 agosto, stesso giorno di scadenza stabilito dal Miur per la presentazione delle candidature, tramite però il portale telematico Istanze On Line, riservate agli iscritti nelle GaE e nelle graduatorie di merito: in tal modo, presentando il modello cartaceo, i ricorrenti potranno attivare il ricorso con Anief il prima possibile e chiedere le conseguenti istanze cautelari.