
A luglio migliora la percezione che hanno le famiglie italiane della propria situazione economica, assestandosi ai livelli più alti dal dicembre 2013. Ma il sud resta indietro: aumenta, passando dal 10% di maggio al 16%, la quota di famiglie del Mezzogiorno che dichiara di non riuscire, con le proprie entrate mensili, a coprire le spese indispensabili. Un risultato in controtendenza con i dati nazionali, che registrano invece un calo dei nuclei familiari in difficoltà, che passano dal 14% alla al 12%.
E’ la fotografia scattata dall’ultima rilevazione trimestrale di luglio dell’indice di solidità economica delle famiglie italiane – SEF – elaborata da Confesercenti ed Swg, che misura su una scala da 1 a 100 la Solidità Economica ‘percepita’ dalle famiglie italiane. L’indice segnala il livello di solidità che i nuclei familiari ritengono di avere. Si osserva che, dopo il miglioramento di febbraio, si è passasti a una fase di attesa; a luglio l’indice segna un leggero aumento complessivo, arrivando a quota 56 dal 55 registrato a maggio. Si tratta del valore più altro dal dicembre 2013. L’opinione pubblica, in termini di nuclei familiari, lancia dunque un segnale che andrà verificato nel tempo ma che apre a un possibile trend positivo.
Redditi – A livello nazionale, si coglie un generale miglioramento del sentiment delle famiglie sulla propria capacità reddituale, probabilmente collegato ai primi segnali di miglioramento dell’economia e dell’occupazione. Seppure circa metà dei nuclei familiari segnalino una situazione difficile, aumentano quelli il cui reddito basta a coprire le spese mensili, pure se non a concedersi dei lussi, che passano dal 47 al 50%, mentre è stabile al 36% la quota che sente di avere un reddito che permette di vivere senza affanni. E’ il Nord a segnare i risultati migliori: le famiglie ‘serene’ sono il 44%, quasi il doppio del Sud (27%).
Situazione finanziaria – L’aumento si riflette anche sulla percezione che le famiglie hanno della propria situazione finanziaria, voce che include nella valutazione, oltre al reddito, anche debiti ed eventuali patrimoni. A luglio gli insoddisfatti sono ancora la maggioranza, ma scendono dal 56% al 54%. A trainare la ripresa dell’ottimismo è sempre il nord: i nuclei familiari delle regioni settentrionali soddisfatti sono il 56%, contro il 40% del Centro e il 34% del Sud.
Consumi – Si rileva una situazione di incertezza ma con qualche leggera variazione in positivo anche sul fronte della percezione delle famiglie italiane riguardo ai consumi: alla domanda di come saranno fra sei mesi le spese per i consumi delle famiglie, il 27% risponde che prevede un aumento, contro il 24% di maggio. SI assesta al 42% chi pensa rimarranno uguali (era il 41% a maggio). Scende, invece, la percentuale di coloro che intravede un calo dei consumi, che passa dal 30% al 28%.
Percezione diacronica – Nonostante i segnali di miglioramento, la società nel suo insieme presenta ancora molte difficoltà da superare. Le famiglie italiane infatti, nel complesso, non sentono ancora la ripresa: il 45% dichiara di vivere peggio rispetto ad un anno fa (era il 46% a maggio) mentre il 52%, rispetto al 50% del trimestre scorso, afferma di non aver percepito alcun cambiamento rispetto allo scorso anno. Un 3% (era il 4%) invece, segnala al contrario di vivere meglio.
Qualità della vita – Notevole è il peggioramento della percezione della qualità della vita: a Luglio gli italiani che assegnano un voto soddisfacente al territorio dove vivono scendono dal 45 al 40%. La qualità di vita del territorio è invece accettabile per il 38% (rispetto al 34% di maggio), mentre è inaccettabile per il 22 (era il 21%).
“L’analisi mostra segnali di miglioramento, anche se ancora molto deboli”, spiega il Presidente di Confesercenti Massimo Vivoli. “La fiducia delle famiglie appare in leggera ripresa, ma a dare i segnali concreti di ripartenza sono solo le regioni del Nord. Appare anzi sempre più ampio il divario, soprattutto sul fronte del reddito e della qualità della vita, con il Centro-Sud. Il nostro auspicio è che l’intervento di riduzione di pressione fiscale annunciato dal Premier possa rafforzare la fiducia delle famiglie italiane nel loro complesso e quindi rilanciare con maggiore forza i consumi interni, condizione necessaria per una reale ripresa del sistema economico italiano”.