Evasione fiscale degli autonomi. Continuiamo a farci male?

di Vincenzo Donvito, presidente Aduc

Secondo il rapporto Istat “"La distribuzione del carico fiscale e contributivo tra i lavoratori e le famiglie", piu del 40% dei redditi da lavoro autonomo si colloca al di sotto dei 10.000,00 euro annui. Il 15% di questi autonomi dichiara redditi compresi tra 15 e 30.000 euro annui.
C’è qualcosa che non torna? Sì, crediamo più di qualcosa. E se qualcuno di noi fa mente locale a ciò che gli accade ogni giorno, non può non ricordarsi la frase che spesso gli artigiani rivolgono a chi ha usufruito di un loro servizio: “con fattura o senza”. E stando ai dati Istat va da sè che “senza” lo dicono molti (40% di artigiani sotto i 10.000), e un po’ meno di frequente chi ha a che fare con artigiani che appartengono a quel 15% (tra 15 e 30.000).
Se c’è qualcuno che lo nega è in malafede -che ne so, per esempio, una qualche associazione di categoria. Magari è disperato, comunque in malafede. La disperazione può essere un’attenuante in sede giudiziale, non un motivo per infrangere la legge.
Siamo consapevoli che se tutti gli artigiani dovessero pagare le tasse che vengono loro imposte, probabilmente andrebbero a nutrire il numero dei disoccupati o dei delinquenti dediti ai crimini contro la proprieta’ privata e pubblica, e non solo contro lo Stato.
E quindi?
Non esistono soluzioni miracolistiche, ma di indirizzo per, in qualche decina d’anni, forse venirne fuori.
La prima e’ la riduzione del carico fiscale, nazionale e locale. Ma non per finta e con le grandi e roboanti dichiarazioni che abbiamo ascoltato e letto in questi ultimi decenni, magari con l’amministrazione locale che fa a rimpiattino con quella nazionale, e la vittima sempre li’ a subirne le conseguenze. Noi crediamo che due+due faccia quattro: crediamo quindi che convenga fare due calcoli per verificare quanto costa allo Stato questo tipo di evasione rispetto ad una non-evasione con molto ridotti introiti fiscali per chi non la pratica. Che si faccia questo calcolo e si levi ogni dubbio. La seconda è dare un motivo all’utente dei servizi degli artigiani per farsi dare un documento fiscale a certificazione dell’intero importo versato. Se, come oggi, per l’utente si tratta di pagare solo il 22% in più (l’aliquota Iva) e anche magari un pochino meno dell’importo che altrimenti sarebbe chiesto con fattura, chi è così stolto da farsi fare questo documento? Se invece l’aliquota Iva fosse di qualche unita e -soprattutto- l’importo pagato fosse fiscalmente scaricabile dal singolo contribuente, l’interesse sì che ci sarebbe. Stiamo forse parlando di un mondo dei sogni?