CONFAGRICOLTURA FERRARA: ERRORE IL TFR IN BUSTA PAGA

Trasferire subito il TFR dei lavoratori in busta paga; questo il piano del Governo per rilanciare i consumi. L’operazione prevede che la quota del Tfr maturando accantonata mensilmente dal datore di lavoro venga erogata direttamente al lavoratore, in quota mensile od in una unica soluzione annuale e non più al termine del rapporto di lavoro; la scelta spetterebbe comunque al dipendente. Per evitare problemi di liquidità alle aziende, il Governo sta pensando ad un accesso al credito agevolato per il flusso di TFR da trasferire o, in alternativa, ad un dispositivo ad hoc con il coinvolgimento della cassa depositi e prestiti. L’operazione coinvolgerebbe le aziende di piccole e medie dimensioni di tutti i settori produttivi, che occupano personale a tempo indeterminato; non sono infatti coinvolte le aziende con più di 50 dipendenti, in quanto nel 2007 l’esecutivo Prodi stabilì che i dipendenti di tali aziende del settore privato dovevano destinare il proprio TFR ai fondi di previdenza complementare o, in alternativa, ad un Fondo di Tesoreria dell’Inps. Diversa la disciplina per le aziende con meno di 50 dipendenti, che ancora oggi trattengono integralmente il TFR dei lavoratori, il quale rappresenta una preziosa fonte di finanziamento per la loro attività. “Quello di anticipare il Tfr in busta paga sarebbe un errore – afferma il direttore di Confagricoltura Ferrara Paolo Cavalcoli – innanzitutto perché in un momento così difficile per le aziende, caratterizzato da una notevole difficoltà ad ottenere credito, un intervento del genere finirebbe per incidere sulle risorse a disposizione, incrementando i problemi di liquidità per le imprese, senza contare l’ulteriore aggravio burocratico che graverebbe sulle aziende. L’operazione non mi convince neppure dal punto di vista del lavoratore – continua Cavalcoli – è ormai noto che il passaggio dal sistema pensionistico retributivo a quello contributivo ha come conseguenza pensioni più basse; pertanto la possibilità di poter disporre, al termine del percorso lavorativo, di una cospicua somma di denaro (per l’appunto il proprio TFR) è cosa di non poco conto. Avere oggi un po’ di denaro in più da spendere farebbe certamente comodo, ma bisogna avere ben chiaro che quei soldi non ci saranno più al momento del pensionamento. Non si tratta quindi (e questo bisogna averlo ben chiaro) di soldi in più, ma di soldi in anticipo, in quanto si finirebbe con lo spendere oggi le ricchezze di cui si dovrebbe disporre domani. Inoltre, a quale regime fiscale occorrerà sottoporre la liquidazione inserita direttamente in busta paga? In ogni caso, sia che la si tratti come anticipo sul TFR piuttosto che in modo diverso, la tassazione sarebbe decisamente maggiore di quella che viene applicata in fase di cessazione del rapporto di lavoro e anche dando per scontato il conguaglio all’atto della risoluzione del rapporto (che sarebbe certamente complicato, ma tanto ci pensa il datore di lavoro…) si tratterebbe comunque di un anticipo di ritenuta fiscale che si andrebbe a versare. In definitiva – conclude Cavalcoli – la mia sensazione è che l’unico beneficiario di questa operazione sarebbe il fisco”.