Nei prossimi 15 anni 40mila insegnanti di troppo: trasformiamoli in tutor o mandiamo in pensione gli over 60

Occorre introdurre nuove norme per ricollocare i 40mila insegnanti che nei prossimi 15 anni potrebbero andare in soprannumero a seguito del forte calo demografico e delle iscrizioni degli alunni: la stima, fornita dalla rivista Tuttoscuola deve necessariamente preoccupare l’amministrazione e chi si occupa di scuola. Già tra cinque anni, infatti, "per effetto del calo delle nascite, verranno a mancare al primo anno delle scuole primarie 49.309 alunni, con un decremento di circa il 9%. L’onda di magra che ne seguirà nell’arco dei successivi tredici anni (2018-2030), sull’intero percorso scolastico, determinerà – stando agli attuali parametri – la chiusura di non meno di 23 mila classi e la soppressione di quasi 40 mila posti di docente.

"Una minaccia – conclude Tuttoscuola – anche per i tanti che premono per salire stabilmente in cattedra dopo una lunga trafila e per coloro che da studenti stanno puntando le loro carte sull’insegnamento. Sempre secondo la rivista specializzata, "i docenti in eccedenza per il calo di nascite e quindi di alunni, appositamente riqualificati, potrebbero essere impiegati in attività di orientamento, recupero, integrazione e digitalizzazione della scuola".

Anief apprezza la proposta di Tuttoscuola, ma chiede di ampliarne la portata. Occorre infatti prevedere un nuovo impianto legislativo che riassegni funzioni tutoriali a chi ha più esperienza: affidando questo nuovo ruolo ai docenti che hanno svolto 20-25 anni di servizio servirebbe a migliorare la qualità del servizio pubblico della scuola, assicurando ai nostri studenti degli insegnanti più giovani e spesso più motivati. Oltre che a evitare che migliaia di docenti vadano in soprannumero.

"Per scongiurare questo rischio – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – serve anche un piano di prepensionamenti per i docenti con più di 60 anni di età. Quanto sta accadendo con i Quota96 ha dell’incredibile. Si prenda al volo la riforma della pubblica amministrazione, annunciata qualche settimana fa dal ministro Madia e che tra una decina di giorni sarà all’esame della presidenza del Consiglio dei ministri. Non bisogna fare ancora una volta l’errore di lasciare fuori l’insegnamento dalle professioni logoranti".

"Per evitare di lasciare senza cattedra 40mila insegnanti – continua Pacifico – si potrebbero poi utilizzare fino a 3mila maestri della scuola primaria nelle classi-ponte dell’ultima scuola dell’infanzia. E sempre nella primaria tornare finalmente alle ore di compresenza e all’insegnante specializzato in inglese: i tagli di queste due realtà, figli della riforma Gelmini, sono stati bocciati dai fatti. Dobbiamo tornare alle ex scuole elementari fiore all’occhiello dell’istruzione pubblica italiana. Mettere le scuole in sicurezza – conclude il sindacalista Anief-Confedir – è una necessità, ma non può bastare se si vuole continuare a sostenere che la scuola viene prima di tutto".