
Il problema di istituire un’area vice-dirigenziale (area quadri) ove far confluire il personale laureato ex direttivo (transitato nei livelli funzionali frammisto con personale esecutivo e d’ordine) fu affrontato e risolto nel 2002, ma vanificato da interventi “politico-sindacali” poco ortodossi.
L’idea di formare un’area quadri nel settore pubblico “privatizzato” (caso strano nel settore pubblico “doc” tale problema non esiste perché risolto) trovò disponibile il Governo e il Parlamento, a seguito anche di una iniziativa dell’Europa, che era intervenuta sulla questione prospettatale dalla DIRSTAT, che fu ascoltata in seduta pubblica a Bruxelles. Tale area quadri avrebbe consentito di attingere, da tale ruolo, il sostituto del dirigente nei casi limitati e temporanei di assenza e/o impedimento del dirigente stesso, essendo sempre possibile conferire incarichi “vicari” ad altri dirigenti. Si è preferita, invece, la strada tortuosa, clientelare e poco limpida di conferire incarichi di “reggenza” a soggetti quasi sempre “disponibili a tutto“, senza titolo di studio (laurea), il che ha prodotto contenzioso interno (fra gli esclusi dalle reggenze e i reggenti) ed esterno (cartelle esattoriali e provvedimenti inefficaci soprattutto per le mancanze di titoli di studio e professionalità). Il Governo Monti poi, nel periodo malaugurato della gestione del Paese, ha posto in essere, fra l’altro, una norma abrogativa della vice dirigenza. Di recente, accogliendo un ricorso di soggetti interessati, il Consiglio di Stato ha ritenuto di inviare alla Corte Costituzionale la norma abrogativa di cui innanzi, smentendo in sostanza l’operato del Governo Monti. Dal momento che il Governo Renzi si accinge a varare una “riforma” della Pubblica Amministrazione sarebbe, quanto meno, il caso che, il Governo stesso, intervenisse con urgenza per ripristinare una norma di trasparenza, organizzazione e buona amministrazione, qual è la vice dirigenza, restituendo dignità alla funzione direttiva e questo basandosi anche sulla “questione di diritto” calpestata dal Governo Monti e censurata dal Consiglio di Stato. Aggiungiamo, inoltre, che il disegno di legge presentato dal Sen. Nerozzi ed altri tendente a modificare la legge istitutiva delle R.S.U. non ha visto “luce” anche perché, in essa, era prevista la presentazione di liste elettorali riservate all’area quadri, area che non esisteva e non esiste soprattutto anche perché la concreta attuazione della legge istitutiva della vice dirigenza era stata avversata da moltissimi firmatari del disegno di legge sulle R.S.U. (v. audizione della DIRSTAT relativa a tale disegno di legge durante la quale era stata evidenziata la “ridicola” gaffe).