Boom di derivati in Italia, nel 2012 a 124 miliardi (+7%)

Italia sempre più imbottita di derivati. La massa di titoli finanziari speculativi è cresciuta del 7% in un anno (tra dicembre 2011 e dicembre 2012) passando da 116,74 miliardi di euro a 124,95 miliardi. In piena crisi internazionale e con l’economia piegata dalla recessione, quasi tutti i comparti del nostro Paese sia pubblici sia privati hanno "giocato" con i prodotti d’azzardo. La crescita complessiva dei derivati in Italia (8,21 miliardi) è legata sopratutto all’aumento di questo tipo di attività finanziarie all’interno dei bilanci delle banche, dove risultavano a dicembre 2012 102,2 miliardi rispetto ai 97,45 dell’anno precedente: 4,7 miliardi in più in 12 mesi (+4,9%). Questi i dati principali del rapporto flash "La crisi fa crescere i derivati in Italia" realizzato dal Centro studi Unimpresa.

Da segnalare, poi, l’impennata (+22,2%) dei derivati nelle amministrazioni locali: nei 12 mesi sotto la lente, le consistenze dei bilanci di comuni, province e regioni sono passate infatti da 982 milioni a 1,2 miliardi, con un aumento di 218 milioni. Quasi raddoppiato (+85,6%) l’ammontare di derivati nelle amministrazioni centrali (Stato), passato da 2,9 miliardi a 5,4 miliardi in crescita di 2,49 miliardi. Lieve incremento per i prodotti speculativi nei bilanci delle imprese: a fine 2012 l’ammontare è salito di 351 milioni a quota 6,79 miliardi rispetto a 6,44 di dicembre 2011 (+2,5%). Nel comparto assicurativo e dei fondi pensione si è passati da 4,79 a 5,066 miliardi (+5,5%) in aumento di 265 milioni, mentre il resto degli intermediari finanziari ha registrato una crescita di 142 milioni (+3,4%) da 4,14 miliardi a 4,28 miliardi.

"E’ un altro segnale preoccupante che poniamo all’attenzione del Governo guidato da Enrico Letta, alle prese con un rinvio dietro l’altro e con poco coraggio per varare riforme serie, necessarie a portare il Paese fuori dal tunnel della bufera internazionale: mentre la recessione sta facendo morire centinaia di migliaia di imprese e distrugge posti di lavoro, la finanza continua a vivere meglio e più di prima. Come sosteniamo da tempo serve una svolta radicale, con uno spostamento delle attività finanziarie sulla produzione, sulla piccola imprese, sulla manifattura. E invece assistiamo alla continua espansione della speculazione, guidata dalle grandi banche d’affari internazionali che ormai tengono col cappio al collo l’Italia e buona parte dell’economia mondiale" commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.

"Sono i numeri relativi alle banche i più eclatanti: mentre gli istituti – osserva Longobardi – tengono chiusi i rubinetti del credito continuano a essere pericolosamente attratti dai guadagni facili e dagli investimenti d’azzardo. La crescita dei derivati in 12 mesi, pari a circa 4 miliardi, non è probabilmente significativa in valore assoluto, ma è certamente un dato allarmante da non sottovalutare".