LE LARGHE INTESE….!

Il voto dello scorso febbraio ha consegnato al Paese una terna di partiti, ciascuno non autosufficiente, così determinando condizioni di assoluta ingovernabilità, come del resto era nella previsione della vigilia. Ha voluto così il popolo sovrano, ma le conseguenze del voto sono apparse subito disastrose per il Paese che sull’orlo del collasso non poteva certo permettersi di trovarsi contemporaneamente privo del Capo dello Stato e senza un Governo che affrontasse gravi emergenze, talune anche di pericoloso allarme sociale. E’ cronaca recente l’indecoroso teatrino che ne è seguito e da consegnare in fretta agli archivi. Ma parliamo d’altro. Il Capo dello Stato ha dovuto accettare di riconfermarsi, e per il resto praticamente è stato ripristinato lo status quo preelettorale. Diciamo cioè che è prevalso il culto del “repetita juvant” a dispetto del “ne bis in idem” che pure era stato strombazzato in campagna elettorale. Nessuno degli inquilini del Palazzo dice di aver gradito, ma la verità è che si ritrovano tutti insieme, si azzuffano e volano minacce, torna però rapidamente il sereno quando serve l’utile collegialità.
Spieghiamoci. Il Governo in carica e l’ampia maggioranza che lo sostiene sono gli eredi diretti dei loro predecessori e nella eredità sono compresi i problemi che c’erano, i guasti prodotti e tutto l’incompiuto della passata legislatura. Si sventolava a destra e a manca la riscrittura della legge elettorale, ma non se ne fece nulla. Il destino dei cosi detti esodati è ancora pregno di incertezze e non sembra vicina la soluzione di un problema serio. Torna a bomba la necessità di tagliare la spesa pubblica improduttiva, ma ci si deve muovere in un campo minato nel quale ogni passo sbagliato può costare caro e allora tutto muore in sterili dichiarazioni di intenti, pretestuosi arzigogoli e rinvii ad un futuro che poi finisce per coincidere con le classiche calende greche. Il nuovo Governo(si fa per dire!) ha trovato infatti sulla sua strada due ostacoli nei quali è pericoloso inciampare: la chiusura dei piccoli Tribunali e di numerose sedi distaccate e l’accorpamento (non la soppressione!) di alcune Province che era riuscito a fare il precedente Governo. Il passo falso viene però subito evitato facendo slittare di un anno la chiusura dei piccoli uffici giudiziari, mentre per le Province è probabile che si ripeta il già visto per il federalismo. La prassi è quella di sempre e vi si è subito adeguato anche il prof. Monti, che della spending review aveva fatto il motore del suo governo, e non ha battuto ciglio neppure il M5S. Eppure portare a compimento tali operazioni, contrastare con la dovuta efficacia l’evasione fiscale e la corruzione significherebbe recuperare somme stratosferiche e cesserebbe la comoda ed abusata solfa della mancanza di risorse, che invece ci sono, si sa dove sono, ma non c’è la volontà di andarle a prendere. Per la verità il governo Monti si è prodotto in una ricerca affannosa di risorse e risparmi, peccato però che la sua azione sia stata puntigliosa solo nei confronti dei ceti deboli e delle Agenzie Fiscali, gli uni non essendo certamente fonti di cospicue entrate, le altre non potendo produrre risparmi significativi. E’ accaduto quindi che i ceti deboli si sono pesantemente impoveriti, senza che migliorassero i conti pubblici, e quanto ai risparmi non possono aversene con l’accorpamento dell’Agenzia del Territorio in quella delle Entrate e dei Monopoli di Stato nell’Agenzia delle Dogane. Molto è stato detto e scritto di questa improvvida ed affrettata operazione per cui sarebbero fuor di luogo ulteriori indugi. Vale solo la pena ricordare che illustri economisti e gli stessi vertici dell’A.F. paventano addirittura un aggravio di spesa, mentre la confluenza dell’Agenzia del Territorio nella Agenzia delle Entrate, di fatto avvenuta praticamente solo sulla carta, ha già prodotto situazioni caotiche che diventeranno irreparabili se non arginate con tempestività. Del resto lo avevano presagito le Commissioni Finanze e Tesoro all’unanimità che proposero un approfondito ripensamento, ma la risposta del Governo Monti fu arcigna e fu precluso il dibattito parlamentare sull’emendamento avanzato dalle Commissioni perché la spending review montiana arrivò in aula blindata dalla fiducia. Oggi però il prof. Monti è un’altra persona e dà il via libera al congelamento delle norme relative ai Tribunali e alle Province, i soli pezzi forti della sua attività di governo. Non è certamente il caso di strapparsi le vesti per il dietro-front del prof. Monti, ma non si può non reclamare dal Governo in carica di intervenire con urgenza per rendersi conto che l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia del Territorio devono operare in comunanza di intenti, ma non possono convivere sotto lo stesso tetto. Le larghe intese ormai ci sono e sappiamo che dureranno fino a quando qualcuno non deciderà di rompere il giocattolo. Bene, ma si eviti di dare a vedere che “l’intesa” funziona solo quando è conveniente e per il resto si applica invece il detto partenopeo “a’ varca cammina e ‘a fava se coce” ……!

Pietro Paolo Boiano
VICE SEGRETARIO GENERALE DIRSTAT