
Per ora Pier Luigi Bersani tiene le carte coperte. A tre giorni dal primo scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica la rosa ufficiale dei candidati del Pd non c’è. I papabili invece ci sono, eccome, da Giuliano Amato a Massimo D’Alema a Romano Prodi, anche se da giorni è i corso una durissima partita a scacchi tra le varie componenti del partito democratico per silurare nomi sgraditi. Il più scoperto è stato Matteo Renzi che ha puntato i cannoni contro Anna Finocchiaro e Franco Marini.
Dal canto suo il segretario del Pd porta avanti il suo schema di un’intesa la più ampia possibile su un candidato che rappresenti l’unità nazionale, come ha ribadito con Mario Monti, schema che mantiene sempre all’orizzonte la prospettiva di un governo del cambiamento. Oggi, dopo avere visto il premier, ha riunito alla Camera i capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda, il vicesegretario Enrico Letta, Dario Franceschini e Maurizio Migliavacca. Insieme si e’ discusso della bagarre interna al partito, di come condurre le difficili trattative con le altre forze politiche e della lista dei papabili. E Bersani e’ sembrato volersi conservare un asso nella manica.
"Io ho un mente un altro nome", ha detto ai suoi. Davanti ai cronisti ha ostentato tranquillita’. "Queste cose si decidono all’ultimo", ha spiegato, "bisogna aspettare mercoledi’". E infatti almeno per domani non e’ previsto, stando alle parole del leader del Pd, nessun incontro con Silvio Berlusconi. Quanto al Pd, "facciamo sempre questo cinema, ma quando c’e’ da decidere decidiamo".
E di ‘cinema’ il Pd ne ha fatto parecchio in questi giorni.
Di la’ delle dichiarazioni ufficiali, dietro allo scontro si muovono le corazzate. A nessuno e’ sfuggito che ieri Renzi abbia ‘silurato’ due dei nomi che da giorni figuravano nella ipotetica ‘rosa’ di Bersani. E non e’ sfuggito nemmeno quali sono stati i nomi risparmiati. Tre in particolare: Prodi, Amato e D’Alema. Il primo nome viene pero’ letto in funzione soprattutto di una intesa con i grillini, dopo che Berlusconi sabato ha cannoneggiato contro l’ex premier in tutti i modi.
Bersani tentera’ fino all’ultimo un’intesa che coinvolga anche il Pdl e l’ipotesi Prodi, visto come fumo negli occhi da Berlusconi, potrebbe servire proprio a favorire un accordo.
Sugli ultimi due, invece, si stanno aprendo spiragli. Su D’Alema, in particolare, nel Pd si sta allargando il consenso. Dalla sua c’e’ il ‘non osta’ di molte componenti, non ultima quella dei renziani. La ‘carta’ D’Alema, infatti, permetterebbe di dar vita a un governo di scopo, o che porti ad elezioni in tempi abbastanza rapidi o che arrivi al 2015. L’ex presidente del Copasir, nei giorni scorsi, ha ricordato che il primo luglio 2014 l’Italia avra’ la presidenza di turno della Ue.
Dunque sarebbe opportuno farsi trovare all’appuntamento con un governo ben saldo in sella e le elezioni si dovrebbero svolgere o nel 2015 o tra pochi mesi, al massimo in autunno. Sull’ex premier potrebbero convergere dunque parecchi voti del Pd. E per i renziani, in realta’, il nome di D’Alema non e’ piu’ un tabu’. "Non c’e’ nessuna preclusione", spiega una parlamentare vicina al sindaco di Firenze, "D’Alema e Amato hanno una levatura anche internazionale e sarebbero nomi che includono, non divisivi, nomi sui quali si potrebbe creare il clima giusto per dar poi vita a quel governo di scopo che e’ necessario per il Paese".
Areadem non si scopre, dopo aver visto ‘cadere’ la candidatura di Marini, anche se la bocciatura brucia ancora. Si attende dunque di vedere come andranno le cose, ma ci si prepara anche a non escludere a priori un accordo con il sindaco di Firenze in vista di un eventuale voto anticipato.
Alcuni nel Pd scommettono sulla freddezza di Bersani per un’eventuale candidatura di D’Alema, che difficilmente potrebbe dargli l’incarico. E non e’ in caso che ci sia chi in segreteria non accredita piu’ di tanto le voci insistenti.
Mentre il segretario non sarebbe intenzionato per ora a depennare Finocchiaro dalla sua rosa.
Ma l’idea che alla fine si possa sparigliare tutto, sul modello Grasso-Boldrini, continua ad aleggiare. In quel caso, si fa il nome di Walter Veltroni. "Noi riusciremo a eleggere un candidato condiviso gia’ alla prima o alla seconda votazione", spiega anche Beppe Fioroni. Anche perche’, se si arrivasse alla quarta, "si scatenerebbe una guerra tra bande dagli esiti imprevedibili", ha aggiunto. Certo i segnali in quella direzione non mancano. "La volete piantare, voi del Pd che ‘fate le agenzie’ ogni venti secondi? Grazie", ha chiesto Pippo Civati bacchettando gli schiaffoni via dichiarazione.
La tempesta prima della quiete. Cosi’ un deputato vicino a Walter Veltroni ha descritto il clima che si respira nel Pd. L’attacco di Renzi, ha spiegato, e’ servito a silurare Marini e la Finocchiaro ma sembra improbabile che ora il sindaco di Firenze possa appoggiare D’Alema. Semmai un nome non ha fatto, quello di Amato e intorno all’ex premier si potrebbe coagulare tutto il partito, ha sottolineato. Ma c’e’ anche chi lavora a uno scenario diverso. Di la’ dalle dichiarazioni dei guru del Movimento, una trentina di parlamentari 5 Stelle avrebbe dato la propria disponibilita’ a votare per Prodi al quarto scrutinio. Se fosse confermato, i democratici potrebbero alla fine arrivare a quell’asse che finora e’ apparso impossibile da costruire.