
La legge elettorale consente alla Camera un vincitore ma l’Italia non appare fatta per il bipolarismo e per due soli schieramenti che, sul modello anglosassone, si sfidano alle elezioni. Oggi alla Camera la coalizione di centrosinistra Pd-Sel guidata da Bersani ha prevalso per circa centomila voti sulla formazione di centrodestra Pdl-Lega Nord, ma il messaggio che emerge in tutta evidenza dal risultato elettorale, disegna un panorama politico dove da domani saranno tre le formazioni a caratterizzare l’offerta politica ai cittadini e a cadenzare, nel bene e nel male, i lavori delle Camere. Un’Italia politica a tre teste: Pd-Sel, Pdl-Lega Nord e M5S. La prima con un successo a luci e ombre, con la vittoria al Senato nei voti ma con l’incognita sui seggi ed una vittoria sul centrodestra alla Camera ma con il Pd superato dai grillini. La seconda certamente illuminata, anche se non fantasmagorico come in passato, dal recupero di Silvio Berlusconi sugli avversari; comunque, ha detto Angelino Alfano, ”il centrodestra esiste e resiste”. La terza, infine, protagonista di un successo travolgente: primo partito alla Camera e terzo partito al Senato e probabilmente primo partito in Italia. Un movimento, quello del comico genovese, andato ben oltre le aspettative di molti commentatori e politici, impegnati a descriverlo come un fenomeno da baraccone e che certamente, se mai lo sara’ stato, dopo oggi non lo e’ piu’. Gli italiani sono storicamente e culturalmente un popolo di campanili, di ideologie diverse dal Nord al Sud del Paese: cattolici e comunisti, federalisti e ambientalisti, riformatori e radicali, sinistra progressista e moderati, liberali e repubblicani. Ecco allora che forse due schieramenti, il sistema bipolare, non sembrano essere sufficienti a esaudire le istanze politiche degli italiani. Arriva allora il terzo polo, la formazione Scelta Civica di Mario Monti, che raccoglie anche l’Udc di Pier Ferdinando Casini e Fli di Gianfranco Fini. Uno schieramento moderato che punta ad essere il riferimento di quegli italiani che non si riconoscono nel Pd-Sel di Bersani e Vendola o nel Pdl-Lega Nord di Berlusconi e Maroni. Ma i risultati attesi arrivano parzialmente e la delusione viene soprattutto da Casini e Fini, con quest’ultimo eccellente escluso dal Parlamento. L’idea di Monti (che comunque prende seggi sia al Senato sia alla Camera) di proporsi come forza nuova e alternativa ai due schieramenti tradizionali non trova quindi appeal negli italiani e viene letteralmente travolta dai grillini, che si propongo evidentemente come reale alternativa alla politica tradizionale. Riescono ad interpretare (con che capacita’ si vedra’ poi in Parlamento) il malessere del Paese, le istanze che vengono dalla ‘pancia’ del Paese, soprattutto dopo gli scandali e il malaffare che negli ultimi mesi hanno attraversato la politica italiana. Il messaggio che gli elettori hanno mandato oggi alla classe politica, quello della necessita’ di cambiamento e della pluralita’ di offerta partitica, che passa pero’ attraverso qualcosa di dirompente, come l’ingovernabilita’ per la prossima legislatura. Altro infatti non potra’ che produrre la consultazione di oggi, con l’arrivo del tripolarismo. Una situazione complessiva dalla quale sara’ difficile, per il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, tirare fuori il nome del premier incaricato. Certo, dovrebbe toccare al centrosinistra (schieramento che con la sua vittoria, sia pure risicata alla Camera, ha ottenuto il premio di maggioranza) indicare il candidato per Palazzo Chigi. Ma la mancanza di una indicazione chiara di maggioranza parlamentare non rende facili le cose. Analoga situazione si ebbe nel 2006, quando l’Unione di Romano Prodi vinse alla Camera ma prese meno voti al Senato. Con la legge elettorale in vigore allora (la stessa di oggi) pero’ la Cdl di Silvio Berlusconi non riusci’ ad ottenere la maggioranza anche se la differenza di un seggio (tale era lo scarto tra i due schieramenti a favore di Prodi) mise il Cavaliere in una posizione di forza cosi’ da rendere ingovernabile il Parlamento e andare alle dimissioni anticipate 22 mesi dopo. La strada da seguire per uscire dall’empasse, notano molti commentatori, sarebbe solo quella di un ‘governissimo’ anche se le basi di partenza per questo non sembrano essere delle migliori. Alfano ha infatti chiesto al Viminale di non ufficializzare i dati perche’ lo scarto tra centrodestra e centrosinistra ”e’ irrisorio”. Anzi, aggiunge, questo e’ proprio un motivo per dichiarare, come accade negli Usa, l’impossibilita’ ad individuare un vincitore. Una dichiarazione che non rappresenta certo un ramo d’ulivo offerto agli avversari per siglare una pace politica e governare insieme.