INCARICHI DIRIGENZIALI, L’AGENZIA DELLE ENTRATE GIOCA A RIMPIATTINO

Sulla questione delle nomine dirigenziali, ormai vecchia e stucchevole, l’Agenzia delle Entrate sembra molto più intenzionata a essere puntigliosa piuttosto che disposta a correggere la propria condotta, nonostante che la magistratura ordinaria, quella amministrativa, e ora anche un Organo giurisdizionale del contenzioso tributario infliggano taglienti censure. Ne è prova lampante l’ultimo caso accaduto in Sicilia, presso l’Agenzia Provinciale delle Entrate di Messina.
Il giudice del lavoro sospende l’efficacia del provvedimento di nomina di quell’ufficio ed ordina il rinnovo della procedura, ma… come non detto e puntualmente non fatto, anzi viene prodotta opposizione avverso l’ordinanza de qua, ma la resistenza si appalesa vaga, approssimativa e pretenziosa, laddove l’Agenzia si autoassolve assumendo di essersi comportata in conformità delle norme che regolano l’istituto delle nomine dirigenziali. Appare altresì debole la linea defensionale nella parte in cui l’Agenzia sostiene che il criterio di scelta ha tenuto conto che il soggetto chiamato a ricoprire l’incarico ha riportato la valutazione complessiva di “adeguato”,non conseguita invece dagli esclusi. Il che ha anche una sua logica nel senso che la P.A. ha sicuramente il diritto-dovere di tutelare il proprio interesse primario che è il buon andamento della azione amministrativa, e va senza dire che la tutela di tale interesse non è disgiunta dalla fiducia che l’Ente ritiene di poter riporre in un soggetto piuttosto che in un altro,sia pure in presenza di parità o addirittura di prevalenza di requisiti. Ciò che manca però – e non è poco – è la trasparenza, indebitamente sostituita dalla assoluta opacità dell’iter procedimentale il cui esito deve però sempre risultare da idonea motivazione. In difetto sorge invece il sospetto che si segua il criterio così detto dell’ “intuitu personae” che non è trasparente, è profondamente discrezionale, e di conseguenza difficile da far valere erga omnes. Lo dimostra il fatto che l’Agenzia delle Entrate ha proposto una linea di difesa sostenendo che era stata ristretta la rosa dei papabili, purtroppo però con un giudizio vago e laconico (“buona valutazione complessiva”), giudizio chiaramente insufficiente che ha determinato il rigetto dell’opposizione all’ordinanza del giudice del lavoro, confermata in toto. Tutto ciò è chiaro che non giova all’A.F. che però non si decide a correggere il proprio modus operandi, anzi sembra quasi che ne voglia pagare il prezzo, pur in presenza di una giurisprudenza amministrativa ormai costante. Ora però il caso siciliano complica le cose nel senso che il contenzioso fin qui amministrativo viene alimentato anche dal cittadino-contribuente, come è accaduto a Messina dove il destinatario di un provvedimento cogente emesso dalla locale Agenzia delle Entrate ha ritenuto di intraprendere l’iter contenzioso eccependo la nullità dell’atto amministrativo siccome promanante da dirigente sospeso dall’incarico manu giudiziaria. Anche in questo caso la difesa accampata dall’Agenzia delle Entrate è stata giudicata debole dall’Organo contenzioso provinciale che ha negato la invocata sussistenza dello status di funzionario di fatto e per l’effetto ha dichiarato invalidi gli atti posti in essere da un preposto la cui nomina appare viziata ex tunc, con la conseguenza che tali atti non hanno efficacia, né può valere il principio delle funzioni di fatto quando l’assunzione in servizio è stata annullata, dichiarata nulla o comunque inefficace. Il medesimo Organo contenzioso ha altresì negato che ricorra il regime di prorogatio dei poteri, pure invocata, anche perché tale istituto è stato fortemente ridimensionato dalla Corte Costituzionale che assegna il termine di gg.45 per la ricomposizione dell’Organo decaduto,per cui oltre tale arco temporale tutti gli atti posti in essere sono nulli. In sostanza, anche ad avviso della Commissione Prov.le la nomina del dirigente dell’Agenzia delle Entrate di Messina è da considerarsi “tam quam non esset”. Si tratta ovviamente di pronuncia non definitiva, ma che dovrebbe consigliare ai vertici dell’A.F. un’attenta riflessione se si vuole scongiurare il rischio che possano insorgere vertenze, magari speciose, ma sicuramente dannose per la macchina fiscale in un momento nel quale si vuole produrre un impegno titanico nella lotta all’evasione. Ben si capisce però che nella sola sede amministrativa non si possono risolvere problemi che sono soprattutto politici. A breve si insedierà il nuovo Governo nella cui agenda delle priorità va iscritta la questione delle nomine dirigenziali onde definirla con chiarezza ed equità.

IL VICE SEGRETARIO GENERALE
PIETRO PAOLO BOIANO