Legge elettorale: intesa a chiudere, ma voto in stand by

L’intesa politica sulla legge elettorale c’è, e guarda a chiudere al Senato all’ultimo momento utile, prima dell’Aula di mercoledì 5 dicembre, confermando quanto deciso con l’ultimo ‘lodo Calderoli’ noto. Poco importa se alcune limature potrebbero essere ancora utilmente apportate, politicamente la cosa importante è non restare con il ‘cerino in mano’, o apparire come il partito che si oppone alla cancellazione del Porcellum. Così il via libera del Senato è sufficientemente condiviso e supportato, almeno in linea di massima. In fondo c’è sempre il passaggio alla Camera, dove tutto puo’ ancora succedere e dove le responsabilità, specie se si procederà con il voto segreto, saranno difficili da attribuire. Non a caso sono sempre più forti le voci che rimbalzano in ambienti parlamentari che parlano di un possibile intervento del Presidente Napolitano, dopo il via libera del Senato, per evitare che la riforma imbocchi qualche binario morto giungendo a Montecitorio.
Tornando nel merito della riforma e dell’intesa alla quale si sta lavorando, il testo cui fa riferimento e’ la ventesima versione del lodo Calderoli, che pone la soglia del 40% per il premio di maggioranza, sotto il quale propone una griglia di premietti progressivi. Lo scaglione di riferimento del Pd posto al 30% dei voti prevede un premio alla lista dell’8,4% pari a un plus di 52-53 seggi: 10 in meno di quanto prevedesse la proposta D’Alimonte cara ai democratici, e inferiore ai 55 seggi che gli stessi ponevano ancora fino a qualche ora fa come plafond minimo. Ora prevale invece l’interesse a portare comunque avanti la riforma, votandola al Senato anche cosi’. Per contro il Pd chiede che la soglia di sbarramento che il lodo Calderoli fissa nel 4% venga portata al 5%, lo stesso del testo Malan.
L’equilibrio e’ di quelli delicati, la situazione a casa di Pd e soprattutto del Pdl, e’ in movimento, se non in sommovimento, e a scanso di imboscate l’orientamento comune e’ dunque quello di votare all’ultimo momento utile la questione centrale dei premi, portandosi nel frattempo avanti per tutte le altre questioni. E’ questo l’orientamento emerso dopo una giornata di riunioni interne ai partiti, come in mattinata per il Pd, e di incontri e contatti incrociati, specie tra Pd e Pdl-Lega Nord per tutto il pomeriggio.
Cosi’ in serata si conferma la commissione Affari costituzionali, che affrontera’ tre nuovi subemendamenti presentati dai realtori Bianco-Malan e dal relatore Bianco sula riduzione a 80 mila euro del limite massimo delle spese elettorali di ciascun candidato (e revisione delle sanzioni), sull’obbligo di deposito insieme ai contrassegni anche dello statuto di movimenti o partiti che si presentano alle elezioni, per il dimezzamento delle firme necessarie per la presetnazione delle liste di candidati in caso di scioglimento anticipato delle Camere.