
Entro il 2030, l’industria alimentare dovrà nutrire una popolazione mondiale di 8 miliardi di persone con cibo sicuro, nutriente e di alta qualità. Se si sposta l`orizzonte temporale al 2050, le stime Fao dicono che sarà necessario produrre addirittura il 70% di cibo in più per sfamare 9 miliardi di persone, con un aumento dell`11% dei consumi di acqua per usi agricoli e di 120 milioni di ettari di terreno destinato alle produzioni alimentari. Queste le cifre fatte dal direttore generale di Federalimentare, Daniele Rossi che ha sottolineato come "l`industria alimentare si senta parte attiva della risoluzione del problema globale dell`alimentazione".
Rossi, nel contesto del convegno ‘Alimentare la terra’ ha posto l’accento sul fatto che ogni anno ci sono 30 milioni di ettari di terre coltivabili perdute, una diminuzione della quantità di terreni agricoli pro-capite da 0,39 a 0,21 ettari nel periodo 1960-2007 e di profondi e importanti mutamenti delle abitudini alimentari con l`evoluzione dei paesi emergenti a più alto tasso di crescita demografica verso nuovi modelli di consumo a maggior utilizzo di risorse ambientali. "In questo contesto – ha ricordato Rossi – l`industria è fortemente impegnata sul versante della sostenibilità sin dalla fine degli anni Settanta, attraverso il recupero costante di efficienza produttiva che ha portato a un migliore utilizzo delle materie prime".