Pdl molla Formigoni e stoppa accanimento terapeutico

Potrebbero essere gli ultimi giorni del ventennale regno del `Celeste’ sulla Lombardia. E il caso vuole che le sue sorti si decidano nelle stradine di Saint Vincent, laddove un tempo si riuniva la corrente `Forze nuove’ di Donat Cattin e oggi Gianfranco Rotondi chiama a raccolta annualmente i Dc del Pdl. E’ nel paese valdostano che ieri Roberto Formigoni ha tuonato contro la Lega rea di aver tradito l’accordo di `sopravvivenza’ della legislatura della regione lombarda siglato giovedì a via dell’Umiltà. E sempre lì che ha sottolineato come nel patto per le Regioni del Nord tra Carroccio e Pdl valga il principo del `simul stabunt, simul cadent’. Ancora lì, che ha sostenuto di avere alle sue spalle tutto il partito "unito e coeso", da Berlusconi in giù.

Oggi, stesso teatro ma diverso copione. Perché il segretario del Pdl, Angelino Alfano, pronuncia davanti alle telecamere quelle tre parole che suonano come un de profundis: basta accanimento terapeutico. Non a caso l’ex Guardasigilli evita di essere sprezzante nei confronti della decisione assunta ieri dal Consiglio federale del Carroccio di fissare ad aprile la dead line dell’esperienza. Allo stesso tempo nega che vi sia una connessione tra l’eventuale caduta della giunta lombarda e quella piemontese o veneta attualmente guidata da due leghisti. Alfano butta sulle spalle di Formigoni l’onere della decisione: La responsabilità della scelta della data delle elezioni sta a lui – è il ragionamento – e deve essere fatta pensando ai cittadini lombardi non ai partiti.

Il Pdl ha scaricato il Governatore? Il segretario giura di no, che la scelta è assolutamente concordata e che certe letture sono solo "malevole". Eppure quando poco dopo Formigoni viene intervistato nel contenitore domenicale di Canale 5, il suo nervosismo salta agli occhi ancora più della sua giacca bianca. Il Celeste sbotta di fronte alle domande sull’inchiesta relativa alla sanità e alle vacanze a spese di Daccò. Si agita sulla sedia quando spiega che se la Lega insiste a voler mettere scadenze alla legislatura, allora tanto vale che si vada al voto subito.
"Se non vogliono aspettare il 2015 e vogliono le elezioni anticipate – sottolinea – non possono pensare di tenere la Lombardia in agonia fino ad aprile. Cercherò di andare al voto il più rapidamente possibile". Di più, promette anche che sarà in campo. La replica del Carroccio passa per Facebook e, implicitamente, conferma che la deadline non è stata archiviata.
Perché da Roberto Maroni arriva un invito ai militanti a firmare la sottoscrizione per fare le primarie del candidato governatore della Lombardia.

Chi continua ufficialmente a tacere, invece, è Silvio Berlusconi.
D’altra parte Formigoni è consapevole più di chiunque altro che se Alfano si è spinto a mollarlo è perché dietro di lui c’è il Cavaliere. Ovvio che l’ex premier avrebbe fatto a meno di questa grana. Altrettanto ovvio che il rischio di perdere il governo della Lombardia per il Pdl è di fatto un risuonare di campane a morto. Ma è probabilmente proprio questo il punto. L’ex premier ormai non ha più voglia di difendere un partito nel quale da tempo non si riconosce. Piuttosto pensa a un nuovo brand.
Inoltre, `sposare’ a oltranza la battaglia di Formigoni, rischia di compromettere il tentativo di ricreare in futuro un asse con la Lega. E poi, al di là delle smentite, tra lui e Formigoni da tempo non scorre buon sangue. In passato Berlusconi smorzò sul nascere la volontà del Celeste di sbarcare a Roma, magari come ministro. Un anno fa, poi, si legò al dito certe prese di posizione accusatorie del Governatore nei suoi confronti su bunga bunga e dintorni. E infatti, ancora qualche giorno fa, l’ex premier avrebbe detto di non avere alcuna voglia di esporsi per Il presidente lombardo. "Lui mi ha attaccato pubblicamente con interviste suoi giornali – si era sfogato – e ora pretende che ci buttiamo tutti a difenderlo".