CORRUZIONE: SEVERINO, DDL OBIETTIVO IRRINUNCIABILE

Il governo non ha ancora deciso se mettere o meno la fiducia sul ddl anticorruzione ma quel che conta è che il provvedimento "è un obiettivo irrinunciabile" che chiede non solo l’Europa ma chiedono anche tutti i "cittadini perbene": da Napoli, il ministro della Giustizia Paola Severino torna a ribadire che l’esecutivo non tornerà indietro su un testo da troppo tempo fermo all’esame del Parlamento.
"Sulla fiducia non è stata presa alcuna decisione – premette il Guardasigilli – sarà importante vedere gli emendamenti e poi si deciderà". Ma è chiaro che il ddl "deve essere attuato" e dunque il governo non esclude la possibilità di porre la fiducia. Che comunque non piace al Pdl: "non so se sia necessaria" commenta Cicchitto, sottolineando peró che il ministro "ha fatto al Senato ció che alla Camera non aveva fatto, modificando un paio di punti che noi avevamo posto". E dunque "credo ci siano le condizioni per un’approvazione".
Quel che è comunque a tutti chiaro, lo ha ribadito anche oggi il Guardasigilli, è che la legge è sí una "richiesta dell’Ue, degli organismi internazionali, dell’economia e del mondo delle imprese". Ma anche e soprattutto dei "cittadini perbene, dei giovani, delle persone che si sono mobilitate in iniziative, le piú diverse, e che in comune hanno la forza di chi non intende rinunciare ad uno scatto d’orgoglio del nostro paese". Dunque, "l’approvazione del ddl è un obiettivo che non possiamo mancare". Senza contare che, ha ricordato il Procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso, il fenomeno della corruzione ‘vale’ 60 miliardi l’anno e si è sempre piú evoluto diventando, di fatto, "non piú un rapporto tra due parti ma almeno fra tre": uno fa "un favore a una persona, questa fa un favore a un altro e alla prima persona arriva poi un premio da qualcun altro che non c’entra niente", ha esemplificato Grasso. Il problema quindi non è il reato in s‚, che esiste già, ma la necessità di "ribaltare il dato culturale". E per farlo "è necessario uno strumento che colpisca corrotto e corruttore".
Le parole del ministro Severino trovano una sponda nel presidente della Camera Gianfranco Fini che auspica "entro la prossima settimana" l’ok del Parlamento: "non capisco perch‚ un imprenditore debba presentare il certificato antimafia e per i politici non valga lo stesso discorso". La terza carica dello Stato va anche oltre, sottolineando che "se continuano ad esserci questioni che rallentano il cammino" del provvedimento, allora il governo deve "mettere la fiducia". "Si è perso fin troppo tempo – aggiunge – e dunque l’auspicio è che venga approvato al piú presto, anche se non dobbiamo aspettarci effetti di carattere miracolistico". Quel che è certo, secondo Fini, è che i partiti, "per riprendere credibilità, devono fare un patto tra loro" che preveda la non candidabilità non solo dei condannati in primo grado per reati contro la pubblica amministrazione, ma anche di coloro i quali sono stati rinviati a giudizio per reati dove viene ipotizzata la commistione con la malavita organizzata.
Una credibilità su cui si sofferma anche il quotidiano dei vescovi nell’editoriale di oggi in cui definisce "esigenza assoluta" quella di "esaminare da capo a piedi chi entra nella stanza dei bottoni". "Non è vero che le amministrazioni pubbliche siano tutte e soltanto un ricettacolo di vizi inconfessabili – scrive l’Avvenire – ma se si vuole salvare quello che c’è di valido, bisogna elevare forti e riconoscibili barriere, anche istituzionali, che rendano piú difficile l’attribuzione di responsabilità pubbliche a chi non è degno".