Procreazione, governo pronto al ricorso

Sarà il governo dei tecnici nel Consiglio dei ministri a decidere. E c’è già un ‘orientamento’ a ricorrere contro la pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha riacceso il dibattito politico sulla fecondazione assistita. "Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, – scrive Melania Di Giacomo a pagina 18 del Corriere della Sera – ha anticipato ieri a Radio Vaticana che il suo intendimento è ‘quello di proporre al Cdm l’intenzione di fare ricorso’. Una decisione attesa e quasi scontata dal momento che un governo generalmente sostiene le leggi interne davanti alla giustizia europea e anche perchè – ha detto Balduzzi – è necessario un ‘punto fermo’. Questo sotto l’aspetto procedurale, ma anche riguardo alla sentenza, secondo il ministro, ‘ci sono dei passaggi che possono dare luogo a interpretazioni preoccupanti’. L’Italia ha tempo fino al 28 novembre per avanzare l’istanza di riesame alla Gran Camera, dando il via a un percorso che durerà mesi. Secondo la procedura saranno prima cinque giudici, che in media si riuniscono sei volte l’anno, a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio, poi la corte di ultima istanza dovra’ pronunciarsi definitivamente. A supportare il fronte proricorso, a sostegno di una legge che e’ stata bocciata dai tribunali gia’ 17 volte, il mondo cattolico e il Pdl, mentre i sostenitori del referendum del 2004, molti nel Pd, e il presidente della Camera Gianfranco Fini, auspicano che il Governo non vada avanti". "Una revisione della legge sulla fecondazione sarebbe possibile – avverte il ministro Balduzzi – solo se ci fossero un sentire comune e una volonta’ ampia e condivisa. Se la revisione servisse a rafforzare quel bilanciamento tra i diversi principi del nostro ordinamento e a riaffermare il no ad una deriva di tipo eugenetico. Allora ci potrebbe essere anche un apporto da parte del governo. Ma oltre alla polemica politica, la sentenza ha innescato la rabbia dei vescovi – scrivono Michele Bocci e Elsa Vinci a pagina 19 di Repubblica – E’ stata scavalcata la magistratura italiana, un fatto singolare’, dice il presidente della Cei, Angelo Bagnasco.
‘Bisogna ripensarci a livello nazionale sia di tecnici sia di esperti, sia per merito sia per metodo’. ‘Perche’ la Corte accetti la richiesta ú spiega l’avvocato Nicolo’ Paoletti, che ha vinto in primo grado ú questo deve dimostrare che il caso solleva gravi questioni inerenti all’interpretazione o all’applicazione della Convenzione europea dei diritti umani, oppure una grave questione di interesse generale’".