Bersani-Vendola, tandem in attesa della legge elettorale

La fumata nera di ieri nel Comitato ristretto della commissione Affari costituzionali del Senato che discute di riforma elettorale contribuisce a sedare eventuali polemiche nel Pd. Fino a quando non saranno certe le nuove norme con cui si andrà al voto in tutti i partiti prevale la prudenza. Pier Luigi Bersani è soddisfatto per come sta costruendo il ‘polo progressista e democratico’ intorno al Pd che dovrà affrontare il voto. La frase ‘tra Udc e Sel, scelgo Vendola’ non e’ frutto di una improvvisazione. Nella riunione di segreteria di martedi’ scorso ha precisato che intanto bisogna rafforzare il ruolo del Pd con l’intesa programmatica ed elettorale con Sel, Psi e forze della società civile per poi avere, dopo il voto, un rapporto con i moderati dell’Udc che punti al governo. Vendola, lo ha spiegato in una intervista a ‘la Stampa’, è soddisfatto dell’ulteriore chiarimento venuto da Bersani: il segretario del Pd ha infatti scelto l’alleanza con Sel e Psi invece di sottoscrivere un documento con l’Udc, come gli aveva chiesto Pier Ferdinando Casini, nel quale si ribadisse l’impegno a proseguire nella cosiddetta ‘agenda Monti’ nella prossima legislatura. La scommessa di Bersani e’ invece opposta: pur riconoscendo il lavoro straordinario fatto da Mario Monti sul fronte interno e internazionale per affrontare la crisi economica, il segretario del Pd auspica il ritorno di un governo politico che faccia perno su un nuovo centrosinistra e sul ruolo dei partiti.
A favorire la strategia di Bersani e’ l’impasse in cui si trova il Pdl. Anche nel partito di Angelino Alfano si attende l’esito della mediazione sulla legge elettorale per sciogliere il problema della premiership (il ritorno di Silvio Berlusconi) e delle alleanze (la Lega Nord guidata da Roberto Maroni esclude per ora la riproposizione dell’alleanza con il Pdl).
Pier Ferdinando Casini ha chiarito la posizione dell’Udc con una intervista apparsa ieri sul ‘Messaggero’: ‘Intendiamoci una volta per tutte, noi e il Pd facciamo una gara diversa. Alle prossime elezioni si confronteranno tre aree: la sinistra, la destra e l’area moderata che noi siamo impegnati a organizzare. Molti si sono meravigliati che Bersani abbia detto di preferirmi Vendola. Ma è naturale sia così. Se la sinistra andasse al governo nella versione di Vasto, o anche solo con una formula Bersani-Vendola, noi saremmo all’opposizione’.
Il tema del governo si porrà quindi dopo l’esito del voto, anche perchè la nuova legge elettorale – rispetto a quella in vigore – non obbliga ad alleanze preventive. E su questo punto sia Vendola, sia Casini non hanno posto pregiudiziali di incompatibilità nella collocazione di governo e lo stesso Bersani ha detto più volte di ritenere il rapporto con l’Udc indispensabile.
Con l’attacco frontale ai grillini (‘usano una fraseologia fascista’) e all’Idv di Antonio Di Pietro (‘sono stati loro a rompere con noi’), Bersani ha scelto di presidiare l’area di sinistra del suo partito che apprezza il rapporto con Sel, le problematiche del mondo del lavoro e l’indicazione della fine dell’emergenza costituita dai governi tecnici. E’ probabile che la scelta del segretario sia motivata dall’esigenza di contrapporsi più efficacemente alla candidatura di Matteo Renzi in vista delle primarie costringendo quest’ultimo ad assumere posizioni piu’ moderate sui contenuti da accompagnare al refrain sulla ‘rottamazione’ di gran parte del gruppo dirigente del Pd.
Con questa scelta Bersani puo’ pero’ correre il rischio che parte di coloro, tra iscritti al partito ed elettori, che in altre primarie o nell’iter di elezione del segretario del Pd hanno votato Enrico Letta, Rosy Bindi o Dario Franceschini possano essere indotti a sostenere la candidatura di Renzi.
E c’e’ pure il rischio che qualche big del Pd (Walter Veltroni?) possa alla fine scegliere di sostenere il sindaco di Firenze nel duello delle primarie a cui parteciperanno anche Vendola e Bruno Tabacci (Api).
Finora le dichiarazioni delle componenti non bersaniane del Pd non hanno contestato l’alleanza con Sel. Il vicesegretario Letta ha spiegato che ‘il Pd non e’ una caserma e che ognuno e’ libero di votare chi vuole nelle primarie’, mentre lui continua a riconoscersi nella politica di Bersani. Anche il quotidiano ‘Europa’, sensibile alle posizioni piu’ moderate del Pd, non contesta frontalmente le scelte del segretario limitandosi a ospitare interventi dubbiosi sulla possibile riforma elettorale (Claudio Petruccioli) e sui contenuti programmatici del nuovo centrosinistra (Enrico Morando, Giorgio Tonini).
Ma siamo solo all’inizio della campagna propedeutica alle primarie. Le questioni centrali restano la legge elettorale e la data delle elezioni. Quest’ultima potrebbe essere fissata a febbraio o marzo. Le indiscrezioni fanno balenare l’ipotesi che il presidente Giorgio Napolitano voglia dimettersi dalla sua carica (scade a maggio 2013) dopo aver insediato il nuovo governo. Quanto alla legge elettorale, se verra’ confermata l’ipotesi di un premio di maggioranza al partito piu’ votato (13-15%), si ipotizza, in caso di vittoria del Pd (potrebbe avere all’interno della sua lista candidati di Sel e del Psi) che non sarebbe sufficiente ad assicurare il 51%. Ecco cosi’ che ritornerebbe decisivo il rapporto con l’Udc che dovrebbe scegliere definitivamente l’alleanza con il Pd o di riproporre l’attuale maggioranza.
A quel punto, in questo scenario post elettorale, potrebbe riaffacciarsi l’ipotesi di un governo di ‘grande coalizione’ guidato ancora da Monti con la variante di avere una connotazione piu’ ‘politica’ che ‘tecnica’ con ministri scelti dai partiti.