Stato-Mafia, l’ultima polemica che turba il Colle

Nuove polemiche sulle intercettazioni indirette delle telefonate tra il capo dello Stato e l’ex ministro Nicola Mancino in relazione alla trattativa Stato-mafia. "Da una parte – scrive Maria Antonietta Calabrò a pagina 17 del Corriere della Sera- il sito Lettera 43 ha rivelato l’esistenza di una telefonata di Giorgio Napolitano alla Procura di Caltanissetta per ‘perorare’ la causa dell’applicazione all’inchiesta su via D’Amelio, dove morirono Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, dell’aggiunto di Milano Ilda Boccassini. Dall’altra, il settimanale Panorama ha annunciato che nel numero in edicola oggi sarà proposta ‘una ricostruzione esclusiva’ delle telefonate intercorse tra Napolitano e Mancino nel novembre 2011′. Dove ci sarebbe un giudizio duro contro Antonio Di Pietro, riserve pesanti sull’azione della Procura di Palermo e parole poco benevole su Silvio Berlusconi per la credibilità perduta dall’Italia nello scacchiere internazionale. "Telefonate – scrive Goffredo De Marchis a pagina 12 di Repubblica – che non sono nemmeno state sbobinate ma restano nella cassaforte della Procura e sono alla base del conflitto di attribuzione sollevato dal Il periodico non cita tra virgolette il testo delle intercettazioni. Si limita a ipotizzare per sommi capi gli argomenti e precisa come mai spunti anche il nome di Berlusconi nei colloqui: le conversazioni si riferirebbero al periodo novembre-dicembre 2011, cioe’ al momento delle dimissioni del Cavaliere e all’insediamento del governo Monti. Al Quirinale pero’ non apprezzano il "regalo", la presunta denuncia di un ipotetico ricatto al presidente.
Giorgio Napolitano decide di non rispondere alle indiscrezioni, ma e’ molto amareggiato per la gravita’ della scelta di Panorama. Nella campagna sulle telefonate tra Mancino e Napolitano, secondo il Colle, si e’ superato il limite. A questo punto parlano gli atti formali e il capo dello Stato e’ sempre piu’ convinto della fondatezza del ricorso alla Consulta. Da Palermo, invece, il Procuratore capo Francesco Messineo smentisce il settimanale: ‘Non mi risulta che ci siano conversazioni aventi questo contenuto’. E il sostituto titolare delle indagini Nino Di Matteo conferma parola per parola la dichiarazione del suo capo. Messineo e i pm titolari dell’inchiesta sulla trattativa Statomafia sono gli unici ad aver ascoltato le telefonate del presidente della Repubblica e dell’ex ministro dell’Interno. Quei colloqui infatti non sono mai stati trascritti e non figurano dunque in alcun atto. Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia percio’ respinge le accuse di Panorama. ‘Noi abbiamo la coscienza a posto. Se il settimanale avesse davvero avuto accesso a quelle intercettazioni sarebbe un grave illecito e, qualora corrispondesse davvero al tenore dei colloqui, il ricatto al Capo dello Stato lo farebbe Panorama con quella copertina’, dice il magistrato intervistato da Lucia Annunziata alla presentazione del suo libro. ‘Non posso parlare del contenuto delle intercettazioni ú aggiungeú . Ne’ smentisco ne’ confermo, non ne parlo’. E garantisce: non possono essere uscite dagli uffici giudiziari. ‘Anche gli indagati conoscono il contenuto delle telefonate. Si individuino i responsabili’". "Se e’ vero anche solo un decimo di quanto scrive Panorama nel numero in edicola da oggi, scoppiera’ un pandemonio. Chissa’ quante saette colpiranno il Qui¬rinale, per altro da tempo coinvolto in polemiche velenose – scrive Vittorio Feltri nell’editoriale del Giornale – (à) Le intercettazioni riguardanti il Quirinale, in teoria, non dovrebbero es¬sere mai divulgate in quanto coperte da segreto. Pero’ il nostro e’ il Paese di Pulcinella, i cui segreti notoriamente non rimangono tali a lungo. Quindi aspettiamoci di leggere, una bella mattina, la riproduzione integrale, su un sito internet o su un quotidiano, di tutte le riservate conversazioni di Manci¬no con Napolitano. Nell’eventualita’,probabile, verrebbe giu’ il mondo, forse no, forse si’. Panorama asserisce che girano parecchie indiscrezioni sapide: i due signori di cui stiamo discettando, convinti di non essere intercettati, si sarebbero lasciati an¬dare un po’ nella valutazione di certi pro¬tagonisti della politica, tra i quali non potrebbero mancare Berlusconi e Antonio Di Pietro.
E’ chiaro. Due amici che blaterino al telefono, a prescindere dai loro incarichi istituzionali, sono portati a dire una parola in piu’ del consentito. Normale. Ma se questa parola in piu’ viene rilanciata ‘urbi et orbi’, ti saluto autorevolezza delle autorita’ parlanti. Le nostre sono interpretazioni maliziose o, peggio, malevole? C’e’ solo un modo per sgomberare il campo: tirare fuori le carte. Le intercettazioni sono pulite e innocenti? Sia Napolitano a mostrarle al popolo. Perche’ non lo fa?"