CAMERE PENALI, SEGNALI CATTIVO STATO DI SALUTE

La vicenda dell’Ilva di Taranto, il preannuncio di novità legislative da parte del Premier Monti e il caso delle "ispezioni investigative" compiute dal alcuni deputati nei confronti di alcuni detenuti sottoposti al regime del 41 bis sono tutti episodi che per l’Unione Camere Penali "sono legati da un filo rosso che svela, talvolta in maniera francamente imbarazzante, non solo quale sia lo stato della giustizia nel Paese, ma soprattutto quale risulti essere nei protagonisti politici e istituzionali la cultura della legalità. E non è un bel vedere". Sulla vicenda di Taranto, sottolinea l’Ucpi, "invece di intavolare trattative piú o meno scoperte con la giurisdizione bene avrebbe fatto il governo, e l’intero sistema politico, a riflettere sulla miopia suicida che ha ucciso il dibattito sulla riforma costituzionale della giustizia, lasciata cadere nell’oblio oltre un anno fa dai suoi stessi proponenti". Cosicchè, al cospetto di "una discrezionalità incontrollata nell’esercizio dell’azione penale, che sotto le mentite spoglie della obbligatorietà assoluta si è affermata ormai da decenni- prosegue la nota-, si deve avere il coraggio di porre il problema e di coinvolgere il sistema politico in un dibattito adeguato. Se si ammette, come ha fatto il Premier, che si registrano numerosi abusi in tema di intercettazioni, non si puó nascondere la testa nella sabbia di fronte all’evidenza che dice che quegli abusi, cosí come quelli che riguardano la custodia cautelare in carcere, nascono in primo luogo dalla mancanza di terzietà dei giudici, ed in particolare dei Gip". Inoltre, secondo i penalisti, a proposito delle visite che alcuni deputati avrebbero compiuto ad alcuni detenuti imputati o condannati per fatti mafiosi, il fatto che i colloqui siano avvenuti "non al fine di esercitare quel potere di controllo che è diritto di ogni rappresentante eletto in Parlamento, ed un vanto della nostra democrazia, ma allo scopo di operare una grottesca ed illegale forma di colloquio investigativo tesa a facilitare atteggiamenti collaborativi da parte dei detenuti stessi – si fa notare -, non solo sarebbe di inaudita gravità ma dimostrerebbe che l’idea stessa di legalità è in caduta libera da parte di chi ne dovrebbe essere il primo custode". E resta in ogni caso la "constatazione, davvero triste, che invece di verificare le condizioni di detenzione cui un regime di mortificazione dei diritti come il 41 bis costringe un detenuto, questi deputati l’avrebbero indirettamente utilizzato degradando prima di tutto la loro altissima funzione". Ecco perche’ "questa vicenda deve essere chiarita, al di là delle strumentalizzazioni cui si presta nella contrapposizione tra avverse parti politiche".
"Vedremo nei prossimi giorni e con la riapertura del Parlamento – conclude la nota – quanto di questi intendimenti saranno mantenuti. Anche il Presidente Monti, cosí come il Guardasigilli qualche giorno fa, ha ribadito la necessità della riforma forense. I penalisti ne sono convinti e "dunque si aspettano che il governo sciolga positivamente la riserva che, per un tempo insolitamente lungo per le prassi parlamentari, ancora mantiene sulla concessione della sede deliberante alla Commissione Giustizia della Camera. Se le parole hanno un senso quel parere, positivo, deve essere rilasciato alla prima riunione del Consiglio dei Ministri, il 24 prossimo. Un segnale diverso sarebbe un atto ostile non solo nei confronti dell’avvocatura, che certo non ha avuto dialogo ed ascolto fin qui dall’esecutivo, bensí nei confronti del parlamento".