
Associazione a delinquere, appropriazione indebita, illecito finanziamento ai partiti e frodi fiscali. Queste le contestazioni principali presenti nell’ordinanza di custodia cautelare che riguarda il vice presidente del consiglio comunale di Roma, Samuele Piccolo.
L’esponente politico – secondo quanto si è appreso – deve rispondere del reato associativo e di tre singoli episodi di finanziamento illecito, che riguardano l’ultima campagna elettorale. Si tratta di due cene promozionali e dei fondi garantiti per l’avvio di un call center. Per quest’ultima voce i magistrati ritengono che siano stati distratti 122mila euro.
Il capo dell’organizzazione secondo l’accusa è il fratello del consigliere, Massimiliano Piccolo. Ruolo apicale è attribuito anche al padre Raffaele, anche lui finito ai domiciliari. Anche altre 4 persone hanno avuto la stessa misura cautelare. Si tratta di soggetti in qualche modo riconducibili alla galassia di 60 società cooperative create dai Piccolo: Franco Cannone, Silvia Fortuna, Rosario Meglio e Riccardo Sorbara.
In totale sono indagate 13 persone, tra cui anche la madre di Piccolo, la signora Elena Ciaravolo. I pm avevano chiesto l’arresto anche di Ezio D’Angelo, assessore in un municipio della Capitale. Il gip ha respinto.
La rete di finti crediti iva, fatture inesistenti e frodi fiscali è stata svelata da una serie di approfonditi accertamenti degli investigatori del nucleo di polizia tributari della Guardia di finanza. Nel documento di oltre 110 pagine del gip Filippo Steidl, oltre alla ricostruzione del vorticoso giro di denaro anche numerose intercettazioni.