Lusi: Interrogatorio fiume e il senatore attacca tutti

Oltre 7 ore di interrogatorio per cercare di far capire che lui sì ha compiuto fatti, ma al tempo stesso era solo l’anello di una catena, soggeto inserito in un sistema. Luigi Lusi dopo quasi due giorni di carcere, in maniche di camicia e "sereno" – come lo annunciano i suoi difensori – ha ribadito la sua parte di verità davanti al Gip Simonetta D’Alessandro e agli inquirenti della Procura di Roma che hanno chiesto e ottenuto il suo arresto per l’ammanco da oltre 22 milioni di euro dalle casse della Margherita. Dopo il via libera dell’assemblea di Palazzo Madama l’ordinanza di custodia del 3 maggio scorso è diventata esecutiva e il parlamentare è ora in una cella del carcere di Rebibbia.

Da una saletta nel padiglione d’ingresso del penitenziaria, Lusi ha spiegato e risposto, portando documenti e lettere d’incarico ricevuto dai suoi ex compagni di partito. Chi è stato presente all’atto istruttorio mantiene il più stretto riserbo ma si lascia filtrare in qualche modo che Lusi ha ammesso di aver operato un controllo rigoroso sui conti, dal 2001 al 2007, poi però ha agito in modo formale ma non sostanziale. L’ex tesoriere ha ricordato il patto spartitorio 60-40, del quale aveva già parlato, ed ha aggiunto "che gli investimenti immobiliari" da lui fatti, e che sono stati scoperti dai pubblici ministeri, tanto da esser stati oggetto di sequestri, erano d’intesa con la corrente che faceva riferimento a Francesco Rutelli.
Sul punto l’avvocato Titta Madia, che tutela gli interessi dell’ormai dissolto partito della Margherita, ha risposto: "La corrente rutelliana, di cui parla Lusi, non è nè un nome nè un cognome. Il senatore abbia il coraggio di fare i nomi una volta per tutte e dire chi, dove, come, quando e perché, avrebbe compiuto queste sottrazioni di denaro dalle casse della Margherita". Il penalista ha poi aggiunto: "E poi Lusi si metta d’accordo una volta per tutte con sua moglie che ai pm aveva dichiarato che suo marito si era appropriato dei soldi della Margherita per suoi scopi personali, non certo per soddisfare pretese correntizie altrui". Il pm Stefano Pesci e l’aggiunto Alberto Caperna sono andati via da Rebibbia a bordo di una vettura della polizia penitenziaria, senza rilasciare dichiarazioni. Chi indaga ha comunque spiegato che "dall’interrogatorio di Lusi l’impianto accusatorio è uscito rafforzato, anzi, corroborato da dettagli che certamente meritano di essere riscontrati". Fonti qualificate di Piazzale Clodio commentano con soddisfazione l’esito dell’atto istruttorio. "Quanto dichiarato dal senatore conferma il buon lavoro fatto finora. Non sono spuntati soldi nuovi o sottrazioni ulteriori dalle casse della Margherita, per questo possiamo dire che l’impianto accusatorio è uscito arricchito e non impoverito da questo interrogatorio".

Gli avvocati Luca Petrucci e Renato Archidiacono che difendono Lusi e la moglie, hanno spiegato: "Il nostro assistito ha detto ai magistrati come funzionava il sistema. Sarà ora la Procura a fare i dovuti riscontri". Il parlamentare ha chiamato in causa altri personaggi politici?, hanno chiesto i cronisti. "Non confermiamo e non smentiamo. E comunque l’interrogatorio è stato completo, Lusi ha risposto a tutte le domande ed è sereno". E’ slittata alla prossima settimana la presentazione dell’istanza di revoca della misura cautelare che i difensori, in un primo momento avevano in animo di fare in giornata.