Authority, accordo tra i partiti è bufera su spartizione

Deputati e senatori hanno eletto ieri quelli che saranno per sette anni membri dell’Agcom, l’Autorità garante delle comunicazioni (il Pd ha indicato Maurizio Decina, l’Udc Francesco Posteraro, il Pdl Antonio Martusciello e Antonio Preto, a loro si aggiungerà il presidente indicato da Mario Monti, favorito il bocconiano Marcello Cardani) e dell’Authority della Privacy (Pd Antonello Soro e Licia Califano, Pdl Giovanna Bianchi Clerici e Augusta Iannini) e hanno sostituito al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa Giuseppe Lauricella a Sergio Mattarella, passato ormai da tempo alla Consulta. "Nomine decise dai partiti, ignorando la novantina di curricula di autocandidature e i criteri di trasparenza tanto evocati, che per questo vengono accolte da furibonde critiche", scrive La Stampa a pagina 8 che sulla stessa pagina ospita l’intervista del senatore Ignazio Marino che ha scelto, come altri parlamentari del calibro di Arturo Parisi, una linea diversa del suo partito non partecipando al voto e che dice: "Provo un profondo disagio e un senso di frustrazione nel vedere chiaramente che quella seguita dal Pd è la direzione sbagliata. Questo tipo di politica, che i cittadini non tollerano piu’, dovrebbe essere estranea in particolare al Pd che invece si adegua senza troppi problemi". "L’accordo tra Pd, Pdl e Terzo polo ha retto – annota Monica Guerzoni a pagina 10 del Corriere della Sera – , spazzando via giuristi del calibro di Gustavo Zagrebelsky, Valerio Onida e Stefano Rodotà – proposti dall’associazione Articolo 21 per l’Agcom – e nomi di professori meno noti ma molto titolati, sponsorizzati dal web". Nella stessa giornata a Palazzo Madama e’ stato negato il via libera all’arresto del senatore Sergio De Gregorio e non e’ passata in regione Lombardia la mozione di sfiducia avanzata nei confronti del governatore Roberto Formigoni. "Trovo particolarmente grave quel che e’ accaduto a Palazzo Madama . L’arroccamento di Pdl e Lega a difesa sempre e comunque degli indifendibili lascia esterrefatti" dice in un’intervista al Messaggero Enrico Letta il vicesegretario del Pd che prossima settimana si trovera’ a confrontarsi con il voto analogo, sempre al Senato, sull’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi.
"Lavorano tutti per Grillo ormai" scrive in apertura sulla Stampa, Massimo Gramellini in un articolo dal titolo ‘La dissolvenza della Casta’ che quanto al voto in Lombardia dice : "Quel che non era prevedibile neanche in una gag di Crozza o in un incubo di Bersani era che al momento del voto il primo firmatario della mozione contro gli yacht di Formigoni fosse assente perche’ impegnato a prendere il sole su una spiaggia greca. Si chiama Luca Gaffuri, un cognome che e’ gia’ un indizio. Hanno fatto apposta a mettere la mozione ai voti mentre ero in vacanza, si e’ difeso maldestramente il gaffeur, capogruppo del Partito democratico. E si’ che ne avrebbe avuto di tempo per esplorare la Grecia: in yacht, in motoscafo e persino in gommone. Ad aprile il Consiglio regionale lombardo, stremato dagli straordinari della Minetti e del Trota, si era infatti autoelargito un ponte di tre settimane".