I giornali dedicano spazio alle notizie in arrivo dal Vaticano. L’ex maggiordomo del Papa resta in "camera di sicurezza" mentre i carabinieri perquisiscono la casa dell’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi nel quadro dell’inchiesta sugli appalti Finmeccanica. "’Ha fatto il primo interrogatorio, chissà quanti ne dovrà ancora fare’. Così in Vaticano smentiscono – scrive IL GIORNALE – la notizia diffusasi ieri sera secondo la quale l’ex maggiordomo del Papa Paolo Gabriele potrebbe lasciare presto il Vaticano per essere trasferito lontano da Roma in una sorta di confino che preluderebbe alla concessione della grazia da parte del Papa. Ieri, infatti, Gabriele ha subi’to il primo interrogatorio – sentito dal giudice istruttore Piero Antonio Bonnet alla presenza dei difensori Carlo Fusco e Cristiana Arrù e del promotore di giustizia Nicola Picari – e la sensazione e’ che la strada sia ancora parecchio lunga. Gabriele ha trascorso tredici giorni in una stanza (tecnicamente la chiamano ‘camera di sicurezza’) tre metri per quattro con bagno, finestra, un letto, una scrivania e un crocifisso, situata nella Gendarmeria. Imputato con l’accusa di furto aggravato di documenti riservati dall’appartamento del Papa, e’ ‘per ora’ – ha detto ieri mattina padre Federico Lombardi, portavoce vaticano – l’unico accusato. Infatti, ‘nessuna imputazione e’ stata formulata a carico di altri’. Certo, il fatto che Gabriele non lascera’ presto il Vaticano non significa che in futuro la cosa non possa accadere. ‘In qualsiasi momento il Papa- ha spiegato sempre ieri Paolo Papanti Pelletier, uno dei giudici del tribunale di prima istanza vaticano- può intervenire e se lo ritiene opportuno concedergli la grazia’. Sull’interrogatorio la Santa Sede intende mantenere il massimo riserbo. Non si vogliono fughe di notizie, anche se l’impressione è che Gabriele stia collaborando. L’istruttoria formale deve procedere senza contaminazioni esterne al fine di fare luce su tutti quei documenti – ‘un’ingente mole’, ha detto nei giorni scorsi il Vaticano- ritrovati nella sua abitazione. In questi tredici giorni Gabriele non ha potuto vedere la televisione. Ha letto i quotidiani italiani ma non gli è stato concesso altro svago. Ha incontrato per qualche minuto i suoi familiari e la scorsa domenica è stato accompagnato ‘non ammanettato’ (sono parole di Papanti Pelletier) in una delle chiese del Vaticano per seguire la santa messa. Quindi è stato riaccompagnato nella camera di sicurezza dove rimarrà rinchiuso massimo cinquanta giorni, che possono però divenire cento qualora la Santa Sede lo ritenga opportuno ai fini dell’indagine. Ma cosa rischia Gabriele? Da uno a sei anni con una circostanza aggravante e da due a otto anni con due o più aggravanti. Il Vaticano sta cercando di capire anche se i documenti pubblicati sui quotidiani italiani nei mesi scorsi ma anche nelle scorse ore, e anche sul libro di Gianlugi Nuzzi ‘Sua Santità, siano autentici o falsi e se siano stati diffusi da una o più persone. Padre Lombardi ha ribadito che per il momento non sono partite dal Vaticano rogatorie verso l’Italia. E ha smentito seccamente una notizia: quella secondo la quale Gabriele avrebbe iniziato la sua collaborazione con la giustizia vaticana prima dell’arresto, trasformandosi così in una sorta di ‘agente doppio’, ipotesi definita ‘assolutamente infondata e non plausibile’. I tempi dell’indagine non si annunciano brevi. ‘La fase istruttoria non ha una durata limitata’, ha spiegato ieri Paolo Papanti Pelletier. Questi, docente di diritto civile all’università romana di Tor Vergata, non è coinvolto per ora nel caso. Ma il tribunale di cui fa parte, composto da tre persone e presieduto dal rettore della Lumsa Giuseppe dalla Torre, verrà chiamato in causa se il giudice istruttore Bonnet, assimilabile al nostro Gip, decidera’ il rinvio a giudizio.
Al processo, pubblico, potranno assistere parte i giornalisti, mentre gli atti istruttori rimarranno in ogni caso segreti.
"Non è un momento felice nemmeno per Ettore Gotti Tedeschi", scrive LA REPUBBLICA. "Cacciato dalla presidenza dello Ior, reduce da un intervento in ospedale, e ieri la casa perquisita dai carabinieri per l´inchiesta sugli appalti Finmeccanica. Eppure, Gotti non da’ l´idea di voler cedere, sul fronte della banca vaticana. E potrebbe prepararsi, anzi, a dare battaglia. La legge glielo consente.
Infatti, la commissione cardinalizia sullo Ior non ha ancora ratificato la sua uscita dall´Istituto. Cio’ che e’ stato comunicato dai cinque cardinali capeggiati dal Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al Consiglio di amministrazione della banca, e’ la semplice <<presa d´atto>> della sfiducia.
Una prassi dovuta. Ben altro e’ la ratifica del licenziamento. Due cardinali, Attilio Nicora e Jean-Louis Tauran, vicini a Gotti, non hanno finora firmato il provvedimento. E, in punto di diritto, l´economista potrebbe cosi’ opporsi impugnando l´atto, con uno scontro che allora chiamerebbe in causa direttamente il Segretario di Stato vaticano, se non addirittura il Papa. Le dimissioni si profilano come la soluzione piu’ probabile. <<Io faro’ solo – lascia trapelare Gotti sulla faccenda, confermando la sua devozione a Benedetto XVI – quel che vorra’ il Santo Padre>>.
A mostrarsi vicino a Benedetto e’ stato ieri il presidente del Consiglio italiano, Mario Monti. In un intervista rilasciata a Famiglia Cristiana, Monti ha fatto uso di tatto personale e di accortezza istituzionale. <<Certamente sono stupito e profondamente addolorato da quello che leggo sulle vicende vaticane – ha detto – . Ma anche perche’ penso (senza poter avere la minima idea, ovviamente, ne’ compete a me di averla, sui fatti) al moltissimo dolore che questo getta almeno temporaneamente su molte persone. E al dolore che questo ha provocato alla persona e nel cuore del Santo Padre".
