"Disagio sociale". Il ministro della Cooperazione, Andrea Riccardi, commenta i fatti di Romano di Lombardia dove un piccolo imprenditore indebitato è entrato nella sede locale di Equitalia barricandosi per ore, fucile e due pistole alla mano. E mentre per il direttore dell’agenzia delle Entrate, Attilio Befera non e’ possibile rischiare la propria vita allo sportello "spesso per uno stipendio modesto", l’Anci annuncia il benservito a Equitalia e la creazione di una nuova agenzia di riscossione dei Comuni.
La cronaca de LA STAMPA. "La crisi di un uomo travolto dalla crisi. Uno come tanti, se non fosse per il fucile a pompa e due pistole e chissà cosa nella testa. Chi lo ha visto entrare alle due e mezza del pomeriggio negli uffici dell’Agenzia delle entrate di questo paesone della bassa bergamasca quasi non ci ha fatto caso. Nemmeno a quella copertina che teneva tra le mani e stringeva forte. ‘Non ho piu’ soldi… Mi state rovinando…’, ha gridato diventando giustiziere per avere giustizia, quasi sette ore negli uffici dell’Agenzia delle entrate di questo paesone della bassa bergamasca con ostaggio sotto tiro prima di arrendersi. Due colpi di fucile Luigi Martinelli, piccolo imprenditore della zona, 52 anni di Calcio ma residente a Covo, qualche problema e mica solo economico, una sfilza di debiti ma l’entita’ e’ ancora tutto da accertare, li ha sparati nel soffitto solo per fare paura e magari per farsi pure coraggio. I clienti che erano dentro li ha fatti scappare quasi senza fermarli. Dodici dipendenti li ha invece tenuti sotto la minaccia del fucile per quasi un’ora prima di lasciarli andare. Ci vuole il brigadiere Roberto Lorini, il carabiniere di paese, uno che lo conosce bene, per iniziare a ragionare. Undici ostaggi vengono fatti uscire dopo un’ora.
‘Ci siamo accorti di lui solo quando ha sparato…’, dice una signora prima di finire dietro al doppio cordone dei carabinieri. ‘Non lo avevamo mai visto prima, non sapevamo chi fosse’, racconta un altro dipendente, la faccia bianchissima come la sua camicia fradicia e si capisce che non e’ solo per il caldo. ‘Voglio parlare con i giornalisti…’, chiede ai carabinieri rimasti fuori da questo cubo di cemento grigio e lamiera dipinta di verde. Non se ne parla. Per ore e ore Luigi Martinelli che aveva il fucile e due pistole parla solo con il suo ostaggio. Carmine Mormandi lo sceglie per caso e per caso e’ del suo paese.
Solo perche’ se lo trova davanti quando il funzionario dell’Agenzia delle entrate spunta da dietro una colonna mentre cerca di arrivare a una porta laterale. E’ allora che questo piccolo artigiano con qualche problema economico e mica solo quello spara. E si capisce che e’ paura, lui che e’ piu’ impaurito di tutti. In piazza Trattati di Roma la gente si raccoglie a frotte. Arrivano le televisioni e i fotografi.
Arrivano i curiosi. Uno con la maglietta di Vasco fa lo spiritoso o forse no: ‘Ha perfettamente ragione… Tutti li deve ammazzare…’. Magari e’ solo un gioco, il gioco della crisi che ammazza l’economia e per fortuna questa volta nessuno si e’ fatto male. In mezzo alla gente ci sono carabinieri e finanzieri. La direttrice dell’Agenzia delle entrate giura di sapere niente di niente di Luigi Martinelli, uno che per tirare avanti le ha provate di tutte, anche a cercare di commerciare in rottami in ferro. ‘L’ho visto oggi per la prima volta…’, racconta. Anche gli uomini delle Fiamme gialle – ad un primo controllo – trovano niente su questo imprenditore. Ma ci vorra’ l’interrogatorio di una notte nella caserma dei carabinieri di Romano di Lombardia per mettere a punto questa storia in cui si mescolano crisi e problemi personali. Di sicuro Luigi Martinelli non voleva uccidere nessuno. ‘Non aveva nessuna intenzione di fare del male…’, spiega il comandante dei carabinieri di Bergamo Roberto Tortorella. Da Livorno arrivano in elicottero le teste di cuoio dei Gis dei carabinieri che non si sa mai. E da Milano un mediatore, uno degli esperti dell’Arma. Quando si affacciano davanti alla grande vetrata Luigi Martinelli abbassa il fucile. Ma dentro l’Agenzia delle entrate c’e’ meno tensione di quello che possa sembrare da fuori, con il doppio cordone sanitario dei carabinieri e le ambulanze perche’ non si sa mai. Carmine Mormandi con il cellulare riesce anche a mandare un messaggio alla moglie Tatiana a casa che sa tutto dalla televisione. ‘Sto bene, non ti preoccupare’, scrive alla donna che arriva davanti all’Agenzia delle entrate portata dai carabinieri. Alle otto meno dieci un altro messaggio, che vorrebbe essere tranquillizzante per chi sta fuori: ‘Sta finendo. Lui mi controlla’. E invece ci vorra’ piu’ di un’ora prima della resa".
IL SOLE 24 ORE riporta la reazione del numero uno di Equitalia, il direttore generale Attilio Befera.
"Informato immediatamente su cosa stava accadendo a Romano di Lombardia, Befera si e’ messo in contatto con i responsabile della sede locale, il direttore provinciale e il direttore regionale. Il primo ha provato a mettersi in contatto con la sede dell’Agenzia in cui era avvenuta l’irruzione, ma poco dopo in assenza di risposta, d’accordo con Befera, si e’ deciso di soprassedere con continui tentativi telefonici per evitare di accrescere la tensione del sequestratore. Ore concitatissime, proseguite con il responsabile provinciale che ha deciso a quel punto di recarsi sul posto per verificare di persona la situazione e confrontarsi con le forze dell’ordine. Le notizie positive, con il rilascio delle prime persone e poi dell’ultimo ostaggio, fino alla resa del sequestratore, sono state via via seguite telefonicamente da Befera che ha lasciato l’ufficio una volta arrivata la conferma che la vicenda era terminata. Resta il senso di forte amarezza per quanto accaduto e la preoccupazione per le motivazioni e i modi violenti in cui ancora una volta tutto si e’ manifestato. Piena la solidarieta’ da parte del direttore dell’Agenzia delle entrate per i dipendenti coinvolti in episodi di malcontento che degenerano in azioni che arrivano a minacciarne l’incolumita’. ‘Non e’ di sicuro una bella cosa – ha aggiunto il direttore delle Agenzie delle entrate – lavorare, spesso per uno stipendio modesto, e rischiare la vita in questo modo’".
Dalle pagine de LA REPUBBLICA, l’Anci annuncia intanto il benservito a Equitalia. "’Non e’ piu’ tempo del pugno duro di Equitalia, l’episodio di Bergamo racconta lo stato di ordinaria disperazione in cui viviamo. Abbiamo una proposta alternativa. Apriremo una societa’ di riscossione dei tributi locali al servizio esclusivo dei Comuni, gestita e partecipata dall’Anci nazionale. Un’agenzia meno costosa, che distingua i contribuenti in base al reddito, che adottera’ pesi diversi a seconda che si tratti di un evasore o di un pensionato in bolletta’. E per come la immagina il suo ideatore, Graziano Delrio, presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, sara’ anche no profit. Delrio, come sara’ composta questa societa’? ‘L’Anci nazionale avra’ la quota di maggioranza e il controllo. Ma non sara’ tutta in house. Attraverso un bando di gara individueremo uno o piu’ operatori privati, soggetti che forniranno il know how organizzativo. Noi porteremo in dote l’esperienza sul campo e la rete dei comuni che abbiamo creato in questi anni’. L’agenzia dell’Anci si occupera’ solo della riscossione ordinaria? ‘No, faremo anche quella coattiva, quindi il recupero dei crediti per multe e tasse non pagate’. Perche’ dovrebbe essere diversa da Equitalia, l’esattore statale che serve oggi piu’ di 7 mila comuni? ‘Noi partiamo da un principio diverso. Non si puo’ trattare allo stesso modo il pensionato che ha un appartamento di 80 mq e l’imprenditore che ha lo stesso tipo di alloggio. Distingueremo i contribuenti in base al reddito. Prima di mettere in campo delle azioni per il recupero crediti verificheremo se si tratta di un lavoratore dipendente o di un cassintegrato. Non metteremo certo ganasce fiscali per debiti da 1000 euro, come abbiamo visto accadere’. Cosi’ pero’ si rischiano sperequazioni tra contribuenti. ‘Eviteremo questo rischio usando criteri fissi e trasparenti per valutare le situazioni, cosi’ come facciamo con le categorie di reddito’.
Quanto costera’ al cittadino tanta premura, cioe’ quanto sara’ l’aggio che andra’ alla vostra societa’? ‘Sara’ flessibile, variera’ a seconda della difficolta’ della pratica. Sicuramente pero’ sara’ inferiore rispetto al 9 per cento praticato da Equitalia’".
Dalle pagine de LA REPUBBLICA, l’Anci annuncia intanto il benservito a Equitalia. "’Non e’ piu’ tempo del pugno duro di Equitalia, l’episodio di Bergamo racconta lo stato di ordinaria disperazione in cui viviamo. Abbiamo una proposta alternativa. Apriremo una societa’ di riscossione dei tributi locali al servizio esclusivo dei Comuni, gestita e partecipata dall’Anci nazionale. Un’agenzia meno costosa, che distingua i contribuenti in base al reddito, che adottera’ pesi diversi a seconda che si tratti di un evasore o di un pensionato in bolletta’. E per come la immagina il suo ideatore, Graziano Delrio, presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, sara’ anche no profit. Delrio, come sara’ composta questa societa’? ‘L’Anci nazionale avra’ la quota di maggioranza e il controllo. Ma non sara’ tutta in house. Attraverso un bando di gara individueremo uno o piu’ operatori privati, soggetti che forniranno il know how organizzativo. Noi porteremo in dote l’esperienza sul campo e la rete dei comuni che abbiamo creato in questi anni’.
L’agenzia dell’Anci si occupera’ solo della riscossione ordinaria? ‘No, faremo anche quella coattiva, quindi il recupero dei crediti per multe e tasse non pagate’. Perche’ dovrebbe essere diversa da Equitalia, l’esattore statale che serve oggi piu’ di 7 mila comuni? ‘Noi partiamo da un principio diverso. Non si puo’ trattare allo stesso modo il pensionato che ha un appartamento di 80 mq e l’imprenditore che ha lo stesso tipo di alloggio. Distingueremo i contribuenti in base al reddito. Prima di mettere in campo delle azioni per il recupero crediti verificheremo se si tratta di un lavoratore dipendente o di un cassintegrato. Non metteremo certo ganasce fiscali per debiti da 1000 euro, come abbiamo visto accadere’. Cosi’ pero’ si rischiano sperequazioni tra contribuenti. ‘Eviteremo questo rischio usando criteri fissi e trasparenti per valutare le situazioni, cosi’ come facciamo con le categorie di reddito’.
Quanto costera’ al cittadino tanta premura, cioe’ quanto sara’ l’aggio che andra’ alla vostra societa’? ‘Sara’ flessibile, variera’ a seconda della difficolta’ della pratica. Sicuramente pero’ sara’ inferiore rispetto al 9 per cento praticato da Equitalia’".
Del caso di Bergamo parla, sempre a LA REPUBBLICA il titolare della Cooperazione internazionale e l’integrazione. "Ministro Riccardi, quanta disperazione ha nell’animo un uomo che si asserraglia in un ufficio di Equitalia, come e’ accaduto a Bergamo? ‘Non mi sento di giudicare un uomo il cui dramma non conosco. Certo e’ ricorso a mezzi estremi e violenti che sono da condannare.
Pero’ vedo il disagio sociale. So che la gente ha fame. Lo vedo alle mense. Quanta gente si presenta, chiedendo di mangiare. E vedo che i luoghi della solidarieta’ sono sotto pressione’. La crisi "morde", la vicenda di Bergamo e’ un ennesimo esempio. ‘Il disagio sociale e la disperazione vengono dalla crisi economica che stiamo attraversando, ora acuta, ma presente da qualche anno. E poi c’e’ un’altra crisi, quella piu’ profonda che viene dalla solitudine e dall’assenza di reti sociali’. A cosa si riferisce? ‘In altri tempi un operaio licenziato, un uomo in una situazione difficile avrebbe avuto un ambito in cui discutere in modo efficace, penso a varie reti di solidarieta’ e anche alle sezioni dei partiti: luoghi in cui il dramma personale si inseriva in un discorso collettivo. Oggi queste reti sono in gran parte dissolte e la gente e’ sola nel quotidiano.
Ripeto, non posso giudicare il dramma di quell’uomo, pero’ penso che spesso gli uomini e le donne italiani, che vivono una situazione drammatica, si sentono soli davanti alle istituzioni’. E il vostro governo tecnico e’ attento a far quadrare i conti piu’ che alle questioni sociali? ‘Sento che si dice questo, lo dicono anche i media. Pero’ io non mi sento insensibile. Parlavo ieri mattina con Monti proprio di questo problema, delle difficolta’ della gente. Il presidente del Consiglio e’ molto sensibile. Non e’ vero che questi problemi non ci sono presenti. Il clima in cui sono state prese certe decisioni – sul lavoro, sull’Imu, sulle pensioni – era un clima grave. questo governo non e’ una accolita di spensierati tecnocrati. Dico la verita’, non sto facendo un’affermazione formale. Poi alcune decisioni il governo le ha prese, una stretta e’ avvenuta. Ora bisogna puntare sulla ripresa e occorre aiutare alcuni settori, ad esempio la famiglia. Le risorse che ho nel dipartimento famiglia le ho messo tutte – sono 81 milioni di euro – per l’assistenza degli anziani a domicilio e gli asili per i bambini. Ho la speranza che qualcosa di piu’ si possa fare in questo settore. Capisco che sono gocce in un mare, pero’ questo impegno c’e’. Non dico che siamo infallibili. Punteremo alla ripresa, perche’ torni il lavoro’. Lei parla di crescita. Con quali misure? ‘Ci vuole ripresa, ma anche reti umane, reti di senso, perche’ la gente e’ troppo sola. Da soli diminuisce la voglia di lottare. Non voglio moralizzare il discorso, ma c’e’ la solitudine che spinge alla rassegnazione e alla disperazione. Il governo sta lavorando per una fase di crescita. All’estero vado a fare cooperazione ma anche a favorire le aziende italiane; quindi non solo in nome della solidarietà ma aiutando il sistema Italia’. Sulla proposta di Alfano di compensare le imprese con meno tasse a fronte dei crediti della pubblica amministrazione, lei e’ d’accordo?
‘Non è il mio campo, bisogna chiedere ai ministri competenti’. E’ preoccupato di una crisi che si aggrava giorno dopo giorno? ‘Giro il paese e incontro la gente. Essere governo tecnico, essere un ministro tecnico per me vuol dire vivere un contatto con la gente, ascoltarla, sentire i loro disagi, i suggerimenti ad esempio sugli sprechi. Sono preoccupato della drammaticita’ della situazione. Credo che le persone chiedono non solo pane, ma lavoro e di essere aiutate a orientarsi. Se no, ci si sente impotenti e l’impotenza e’ anche perdita di opportunita’. Bisogna rivitalizzare tutti i soggetti sociali e politici e ridare al tessuto del nostro paese piu’ energia e speranza. Una società frammentata non cresce ma si ripiega’".
