AZZARDO FATTURA QUASI COME FIAT E METà DI ENI

Un fatturato altissimo, terzo solo a quello di Eni e Fiat. Un fenomeno in crescita tra i giovani, con dimensioni preoccupanti; e radicato tra le fasce più deboli della popolazioni: i meno abbienti e i disoccupati. Sembra un paradosso, ma è proprio qui che il gioco d’azzardo trova più cultori, per quello strano processo psicologico che porta a tentare il colpo di fortuna quanto più si è in difficoltà. E’ il volto del gioco d’azzardo descritto dal Ceis, il Centro italiano di solidarietà di don Mario Picchi che ha dedicato a questo tema il numero di aprile della propria rivista on line, ‘Il Delfino’. L’obiettivo dell’inchiesta è soprattutto quello di porre l’accento su un problema: le derive patologiche del gioco d’azzardo, che ovviamente riguardano solo una fetta dei giocatori, ma che si traducono in vere e proprie forme di dipendenza. Una ‘droga sottile’, sintetizza il Ceis, che tra l’altro insieme all’associazione Saman ha varato il progetto ‘Rien ne va plus’, finanziato dal Fondo nazionale di lotta alla droga, per far fronte al problema. Le cifre fornite dalla rivista del Ceis sul giro d’affari del settore, tra slot-machine, videopocker, giochi on linee, gratta e vinci di vario tipo, sono consistenti. In Italia il 3% del Pil viene bruciato in scommesse e giochi d’azzardo. E il Paese e’ ai primi posti nel mondo per spesa pro-capite: da 500 euro l’anno nel 2004, ad oltre 790 euro nel 2008, con un fatturato totale passato dai 14 miliardi di euro nel 2000, ai 18 del 2002, ai 23 del 2004, ai 28 del 2005, ai 35 del 2006, ai 42 del 2007, fino agli oltre 47,5 miliardi del 2008: solo 10 miliardi in meno di Fiat e circa la meta’ di Eni.
Il gioco d’azzardo non e’ legato al portafoglio. Anzi. Sembra che chi gioca di piu’ – rileva l’inchiesta – siano proprio gli indigenti, con ulteriore aggravio della propria situazione economica. Secondo i dati, infatti, gioca il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati. Il fenomeno e’ in crescita, preoccupante, anche fra i giovani. La media nazionale dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni che hanno giocato a videopoker e slot-machine e’ del 46%. E sale il numero dei giovani che si indebitano per giocare, con una cifra che varia dai 300 ai 600 euro a persona. C’e’ poi il capitolo delle scommesse: i numeri dicono che almeno 7 adolescenti italiani su 10 giocano e scommettono, in barba a divieti e limiti per i minorenni. Recentemente anche la Cei ha posto l’accento sul problema e ha ricordato che in Italia ci sono 1 milione e 800mila giocatori a rischio.