"Adesso Umberto dimmi cosa sapevi…" titola La Stampa. La notizia è quella di un dossier sul conto di Roberto Maroni "quand’era ministro dell’Interno. Un dossier pagato con i quattrini della Lega Nord. Un dossier, dice, pieno di facezie, ‘roba da Qui Quo Qua’. L’ha saputo, e l’ha visto, quando l’hanno intervistato i giornalisti di ‘Panorama’. Ma non è nemmeno questo a far dichiarare a Maroni che ‘adesso comincio la guerra termonucleare’. Non lo cita per nome, ancora non ci vorrebbe credere. Sullo sfondo intravede Bossi. A fine mattina, quando legge le anticipazioni di ‘Panorama’, quell’ombra diventa piu’ netta, i contorni sempre piu’ precisi. Francesco Belsito, il tesoriere, il mandante dello sgangherato dossier, risponde alla domanda: Bossi sapeva? ‘Gli ho detto che mi sentivo accerchiato e che stavo cercando di capire alcune cose su Maroni. Se mi ha scoraggiato? In realtà non mi ha detto niente’. Ecco la frase che fa partire la guerra termonucleare. Bossi che non dice niente vale piu’ di un silenzio/assenso. E’ il via libera. Sarebbe la prova, per Maroni, che Bossi non e’ stato ingannato dal Cerchio Magico.
Sapeva. ‘E se e’ cosi’ me lo deve dire’. (à) Ora Maroni vuole incontrare il vecchio Bossi, silente da quattro giorni. Forse già oggi, in via Bellerio. O comunque al più presto. Perchè Bobo ha fretta e la Lega pure. Un incontro che sa di sfida finale.
"Intanto – scrive il CORRIERE DELLA SERA -, prosegue il diamond-gate in salsa padana. Tra le carte acquisite dalle Fiamme gialle e’ stato trovato un certificato di consegna di diamanti per 300 mila euro acquistati dalla ‘Intermarket Diamond Business’: centomila euro per la vicepresidente del Senato Rosi Mauro, il doppio per il senatore Giorgio Stiffoni. Resta da capire se l’acquisto sia stato effettuato con i fondi dei due parlamentari o con quelli del Carroccio. La Mauro ieri sera e’ stata ambigua: da un lato ha detto di ‘non aver mai firmato documenti per l’acquisto di diamanti’, dall’altro ha rivendicato: ‘Con i miei risparmi ho comprato tante cose. Tutto, anche le case.
Io quel che ho me lo sono guadagnato’. Mentre Stiffoni ha annunciato che tutti i suoi acquisti sono stati effettuati con i propri risparmi e che spieghera’ tutto ai magistrati".
LA REPUBBLICA intervista l’ex ministro e ora governatore della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia. Che sul partito dice: ‘Bisogna voltare pagina e alla svelta, altrimenti saremo travolti. Se non si da’ una risposta seria alla domanda di riformare la politica, poi certo non possiamo lamentarci che monti l´antipolitica’. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, quando chiede di voltare pagina si riferisce al suo partito, la Lega? ‘Si’, certo, e ne parleremo. Ma quanto accade intorno alla Lega e’ lo specchio di una degenerazione del sistema. Come si fa a non capire che bisogna riformare subito la politica?’. (à) Ma alla fine vuole chiarire come vede tutte queste vicende? ‘Male, molto male. Io alla Lega devo molto, a 40 anni mi ha fatto fare qualsiasi cosa, dal consigliere comunale al ministro al presidente di Regione. Ma non voglio essere reticente. La storia e’ assai brutta e il partito deve dimostrare di sapersi rifondare su altre basi. Tanti devono andarsene a casa e magari anche qualche innocente. Ma la storia e’ cosi’.
Nel ’92 noi della Lega abbiamo mandato a casa tanti mascalzoni, ma anche brava gente, politici onesti e di qualita’. Ora tocca a noi. Del resto, ogni vent´anni cambia il linguaggio della politica, s´affaccia una nuova generazione. Bisogna ripartire dai giovani e da nuove idee’.
Ha citato Lega e Liga veneta. Nostalgia dell´autonomismo veneto? ‘Nostalgia no. Ma sia chiaro che se Bossi confermera’ il passo indietro, si dovra’ pensare a una gestione piu’ collegiale, dove le identita’ regionali tornino a contare di piu’ rispetto a questi anni di leadership assoluta’. Libera traduzione: una Lega dove i veneti contino di piu’. ‘Non solo i veneti. Pero’ si’, traduzione corretta’.
E IL GIORNALE tratteggia il profilo della nuova Lega: Un nuovo vocabolario, nel quale, tanto per dirne una grossa, la parola secessione verra’ sbianchettata. E un partito a gestione non piu’ dispotica e quasi stalinista, ma ‘collegiale’. Eccola la Lega 2.0, quella che Roberto Maroni lancera’ ufficialmente a maggio, agli Stati generali della Padania, subito dopo aver deposto la scopa della pulizia. (à) E’ dai Comuni che si riparte. La Lega di Maroni sara’ la Lega dei sindaci.
Quelli, per capire, alla Flavio Tosi, il potente primo cittadino di Verona che per primo ha avuto il coraggio di ribellarsi a Umberto Bossi. Una Lega del buon governo, come si diceva una volta, la’ dove anche le alleanze saranno scelte in base alle migliori possibilita’ di amministrazione. La virata a sinistra sara’ impossibile, dicono tutti, perche’ il popolo leghista e’ a destra che continua a guardare. (à) I cerchisti, oggi resistenti alle purghe di Maroni, puntano a ricandidare Bossi. ‘Questo metterebbe in difficolta’ Bobo- confidano i maroniani -, che nel giorno del passo indietro di Umberto gli ha detto: ‘Se ti ricandidi, ti rivoto’. Nel mezzo pero’, avvertono, ci sono le inchieste di tre Procure sulle spese della ‘Family’, che potrebbero indebolire il vecchio Capo. E ci sono le Amministrative. Se la Lega reggera’, sara’ stata una vittoria di Maroni. (à) A sfidare Maroni potrebbe essere uno come il capogruppo del Senato Federico Bricolo, ma solo per dare rappresentanza all’opposizione interna. Ed ecco l’ultimo tassello della nuova corsa del Carroccio: alla fine delle pulizie, sara’ il turno della seconda generazione padana. Il celodurismo e’ gia’ un ricordo".
