Crisi, Visco: Servono riforme coraggiose

Repubblica propone una lunga intervista al governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Che si apre con una considerazione sul governo tecnico e un ricordo di Guido Carli. Il quale "diceva: ‘Il Governo Tecnico è una trovata qualunquista, o una soluzione sovversiva’. E’ d’accordo lei? ‘Sì, sono d’accordo. Credo che Carli si riferisse alla tecnocrazia come modo di governo, ma un Governo o è un governo politico, o è un’altra cosa’. Quindi il Governo Monti non è un governo tecnico, ma è un governo politico? ‘ E’ un governo politico di cui fanno parte persone che non hanno fatto politica’". Il dialogo si sposta pian piano sui temi economici: "Oggi come all’epoca di Carli sembra che in Italia la crisi si possa affrontare solo ricorrendo al vincolo esterno, cioè con l’Europa che ci dice cosa dobbiamo fare. ‘Guardi, il vincolo esterno c’è sempre stato. Bretton Woods, il Sistema monetario europeo, Maastricht: tutto è stato un vincolo esterno. Viviamo insieme agli altri, ovviamente dobbiamo usare questo per fare bene. Ma abbiamo sempre timore di fare riforme e per questo l’Italia resta sempre indietro: le conseguenze sul breve periodo ci sembrano sempre straordinariamente pesanti..’. Ma questo vincolo esterno comunque necessario e’ solo virtuoso, come dice lei, o puo’ essere anche pericoloso? ‘E’ pericoloso se diventa un alibi, uno scarico di responsabilita’ oppure un condizionamento…’".

Visco parla di Germania – "’credo che sia una nazione che ha dovuto aggiustare notevoli situazioni interne e che lo ha fatto sostenendo chiaramente dei costi. Ma poi ne e’ uscita grazie al suo essere in Europa, di questo anche i tedeschi ne sono consapevoli’" – e della Spagna – "’e’ in un momento difficile perche’ ha avuto una crisi economica grave. Vi e’ la consapevolezza, tuttavia, che bisogna avere una capacita’ di intervento con i meccanismi nuovi che l’Europa si da’, dall’intervento del Fondo Salva-Stati alla partecipazione del Fondo monetario’".
Poi si concentra sull’Italia: "’Confermo che ci sara’ una ripresa. Ma non ho mai detto che sara’ una forte ripresa.
Credo che sara’ una ripresa tanto piu’ forte quanto piu’ si avranno risultati certi su fronti che condizionano la crescita e le previsioni di crescita… Dipende molto da come andranno i mercati internazionali, l’economia globale’. E lei prevede che vada meglio? ‘Io credo che questo sia un anno difficile, ma prevedo che l’anno prossimo sara’ un anno di uscita soprattutto se sapremo a convincere i mercati che la nostra situazione di politica economica e i nostri conti sono sostenibili, affinche’ i tassi di interesse possano scendere’".

Il tema del lavoro e’ particolarmente caldo: "’In questi ultimi anni abbiamo vissuto una fase di apertura del mercato del lavoro ai giovani, con le riforme e la flessibilita’ introdotte in questo paese. Purtroppo lo abbiamo fatto con forme non tanto eque e non tanto efficienti… La riforma appena varata va in questa direzione. Senz’altro e’ da completare, bisogna trovare le risorse per un sistema piu’ completo di ammortizzatori sociali. Ma bisogna anche tener conto che la riforma del mercato del lavoro e’ parte di una serie di riforme che vanno viste in senso organico: bisogna cambiare l’economia del paese, insieme al lavoro’à". C’e’ poi il capitolo banche e prestiti: "In concreto lei le spingera’ queste banche a prestare soldi all’industria e alle famiglie, piuttosto che dare soldi ai top manager, mega milioni di euro? ‘Primo: e’ evidente che noi adesso siamo molto attenti alle remunerazioni dei banchieri, e bisogna che queste siano viste con attenzione e in un periodo lungo. Secondo: la Banca d’Italia sta a guardare come operano le banche. Sicuramente e’ fondamentale che ci sia il credito, ma ricordiamoci che dare il credito e’ nell’interesse delle banche, e’ la ragion d’essere della banche. E ricordiamoci anche che le imprese lo devono meritare, il credito. Questa e’ una cosa altrettanto fondamentale’".

"Tra la finanzia e la politica per ora ha vinto la finanza, ma ha fatto un disastro nel mondo. Una vittoria di Pirro insomma. ‘No, non credo che abbia vinto la finanza. I danni ci sono stati, e sono dovuti al fatto che c’e’ stato un cambiamento straordinario. Quanto ai responsabili, siamo in molti. Sicuramente e’ responsabile chi opera nella finanza, e’ responsabile chi la regola, chi la governa. La politica che e’ arrivata tardi. E poi i risparmiatori che non erano preparati al cambiamento, e i mass media che non li hanno aiutati a prepararsi’. Resta il fatto pero’ che i popoli considerano sempre piu’ insopportabile e inaccettabile lo strapotere della finanza.
Lei lo vede questo rischio sociale, globale? ‘Lo vedo, e per questo credo che la finanza debba porsi come obiettivo quello di aiutare la crescita dell’economia reale, che e’ fondamentale perche’ trasferisce le risorse dove servono e quando servono. C’e’ un’insofferenza, bisogna prenderne atto’. Ma si puo’ chiedere alla finanza di avere un’etica?
‘Si, credo sia molto importante. Bisogna che chi opera, le banche intermediarie, abbiano attenzione molto forte alla loro clientela e alle partecipazioni di minoranza nel loro capitale, perche’ alla fine la materia prima dell’intermediazione e’ la fiducia’". Un’ultima domanda: "In un Paese in recessione come l’Italia, cosa si deve fare per non perdere la speranza? ‘Innanzitutto l’Italia non e’ soltanto in recessione, ma e’ un paese che e’ ha un livello di reddito di5 punti piu’ bassi del 2007 e un 20% in meno di produzione industriale. Quindi e’ un paese in crisi grave, ma che deve guardare in avanti. Abbiamo un futuro che bisogna gestire, che non bisogna subire. Abbiamo le capacita’ per farlo e dobbiamo farlo. Dobbiamo avere il coraggio di guardare al cambiamento come qualcosa di positivo e non come qualcosa dal quale difenderci e scappare. ‘Sta in noi’, come diceva Menichella, e come ha detto anche Ciampi’".