
I partiti di maggioranza avevano trovato un accordo sulla riforma del finanziamento pubblico e sulle modalità di controllo. Ma si è rivelata non percorribile la soluzione di misure per rendere più trasparenti i bilanci dei partiti da inserire in un emendamento al decreto fiscale. Sia per l’inammissibilità dell’emendamento dichiarata da Gianfranco Fini, presidente della Camera, comunicata a Gianfranco Conte relatore al decreto nella commissione Finanze, sia per la ‘moral suasion’ del presidente Giorgio Napolitano che non avrebbe condiviso quella soluzione. Il provvedimento messo a punti dai partiti è stato quindi trasformato in una proposta di legge firmata da Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini per la quale si chiede l’esame in sede legislativa in modo da accelerarne i tempi di approvazione. Ma ottenere la sede legislativa alla Camera non è un obiettivo scontato: Lega e Idv si sono già dichiarati contrari insieme al deputato radicale Maurizio Turco (per la soluzione legislativa occorre l’unanimità dei gruppi in commissione o di piu’ dei quattro quinti dei suoi componenti). Dopo gli scandali che hanno coinvolto i tesorieri della Lega e della Margherita, i partiti di maggioranza avevano deciso di dare una risposta unitaria al problema della riforma dei rimborsi elettorali scartando l’ipotesi che fosse il governo a intervenire su questa materia con un decreto legge. Ma ora la riforma appare piu’ ardua del previsto.
Il capo dello Stato, che si e’ espresso in piu’ occasioni contro la trasformazione di decreti in leggi omnibus, ha ripetuto ieri la sua opinione prima a Fini, cogliendo l’occasione di una visita a Montecitorio in occasione del convegno dedicato a Pio La Torre (il dirigente del Pci ucciso dalla mafia), e poi a Casini che ha ricevuto al Quirinale. Lo scorso 25 febbraio, Napolitano aveva inoltre scritto una lettera per invitare le forze politiche a non trasformare i decreti in leggi omnibus. Sarebbe meglio, aveva sottolineato il presidente della Repubblica, non inserire norme estranee alla materia e alla finalita’ dei provvedimenti voluti con urgenza dal governo. Senza ovviamente entrare nel merito del provvedimento, il capo dello Stato ha confermato la propria opinione anche nei confronti dell’emendamento che i partiti avrebbero voluto inserire al decreto fiscale. A far discutere e a suscitare polemiche e’ anche il mancato congelamento dell’ultima tranche del finanziamento pubblico per la legislatura in corso di oltre cento milioni in arrivo entro giugno, nonostante l’annuncio favorevole dei giorni scorsi da parte dei partiti della maggioranza: non figura nel testo della proposta di legge firmata dai leader di Pdl, Pd e Udc. Secondo alcune indiscrezioni, i presidenti di Corte dei conti, Consiglio di Stato e Cassazione, che negli intenti dei partiti di maggioranza dovevano costituire la Commissione di controllo per la trasparenza dei bilanci delle forze politiche, avrebbero espresso scarso gradimento per la scelta del legislatore di affidare a loro questo ruolo. Nel testo della proposta di legge messo a punto da Pdl, Pd e Udc si prevede ora l’obbligo di controllo dei bilanci dei partiti da parte delle societa’ di revisione iscritte alla Consob. Ecco così che il tentativo di autoriforma dei partiti si complica non solo per la soluzione tecnica sui finanziamenti pubblici che si e’ rivelata impraticabile, ma per il tardivo intervento con cui si e’ affrontata la questione della riforma dei rimborsi elettorali che senza gli scandali di cui sono protagonisti i tesorieri di Margherita e Lega Nord sarebbe rimasta molto probabilmente silente. Il caso di questi giorni dimostra che i partiti per rigenerarsi hanno bisogno di idee e pratiche nuove capaci di rinnovare la democrazia che, come vuole la Costituzione, si fonda sul loro ruolo. Intanto il Consiglio federale della Lega Nord ha deciso di espellere dal partito l’ex tesoriere Francesco Belsito e Rosy Mauro, vicepresidente del Senato che non aveva accolto l’invito a dimettersi dal suo ruolo istituzionale rivoltole da Roberto Maroni e Umberto Bossi. Sul fronte della Margherita, dall’inchiesta dei magistrati spuntano altri 13 milioni sospetti dall’esame della contabilita’ 2001-2011 gestita fino allo scorso anno dal senatore Luigi Lusi. Il dato emerge dalla relazione della societa’ di consulenza Kpmg depositata ieri dai legali del partito Titta Madia e Alessandro Diddi ai pm romani che indagano sulle appropriazioni da parte dell’ex tesoriere. Dalla relazione della Kpmg emergono oltre 800mila euro di spese non documentate nel solo anno 2011. ‘Dall’esame della situazione contabile dell’esercizio 2011 – si legge nel documento – risultano spese per viaggi e trasferte elettorali pari a euro 869.428 che si riferiscono a centinaia di assegni di piccolo taglio (inferiori ai 12 mila euro) emessi dal tesoriere sul conto corrente acceso presso Bnl’. Questi assegni, si sottolinea, sono registrati ‘senza alcun documento a supporto della spesa sostenuta’.