Associazione camorristica e reimpiego di proventi illeciti, corruzione in atti giudiziari e falso in atto pubblico. Sono queste le accuse, a vario titolo, contestate ai destinatari di 60 misure cautelari nei confronti di esponenti di noto gruppo imprenditoriale campano con interessi sull’intero territorio nazionale, professionisti e funzionari pubblici. Le indagini, eseguite dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia tributaria di Napoli hanno fatto emergere un sodalizio criminale composto da esponenti di spicco del clan camorristico Fabbrocino, egemone nell’area vesuviana; imprenditori attivi nella commercializzazione di materiali ferrosi, della compravendita immobiliare e della gestione di alberghi e funzionari pubblici in servizio presso uffici giudiziari e tributari della Campania. Nello specifico – si legge in una nota della Guardia di Finanza – sono state eseguite 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 25 ai domiciliari e 13 divieti di dimora nel comune di Napoli nei confronti, tra l’altro, di 28 funzionari pubblici. Sotto sequestro, in tutta Italia, di conti correnti, attività finanziarie, quote societarie, terreni, fabbricati e autovetture per un valore complessivo di oltre 1 miliardo di euro. Nell’inchiesta sono coinvolti esponenti del clan camorristico Fabbrocino, egemone nell’area vesuviana e nel nolano, in provincia di Napoli, funzionari e impiegati delle commissioni tributarie provinciale di Napoli e regionale per la Campania, un funzionario dell’Ufficio del Garante del Contribuente della Campania, un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, un noto docente universitario e un commercialista. Per alcuni indagati e’ stata disposta la detenzione in carcere, per altri la misura degli arresti domiciliari, per altri ancora il divieto di dimora a Napoli. Le Fiamme Gialle hanno, infine, sequestrato quote societarie, titoli azionari, fabbricati, conti correnti, terreni ed automobili per un valore di un miliardo di euro. Alle persone coinvolte nell’inchiesta, quasi tutte bloccate in Campania, solo alcune in Lombardia, sono contestati reati che vanno dal concorso esterno in associazione camorristica al riciclaggio, dalla corruzione in atti giudiziari al falso. L’inchiesta riguarda "affari" illeciti di esponenti di rilievo del clan Fabbrocino. Attraverso le indagini della Guardia di Finanza si è poi progressivamente allargata ad altre operazioni illecite, fino a coinvolgere imprenditori operanti nei settori della commercializzazione del ferro, della compravendita immobiliare e della gestione di alberghi ed ha infine chiamato in causa giudici tributari e funzionari pubblici. Inquirenti e finanzieri hanno, infatti, accertato che decine di contenziosi tributari sarebbero stati oggetto di episodi di corruzione e che in tal modo si sarebbero risolti in maniera favorevole ai ricorrenti, spesso in odore di camorra, con grave danno per le casse dello Stato.
