Legge elettorale: Pdl, Pd e Terzo polo vicini a intesa, no di Lega e Idv

Si concludono con gli incontri con alcune forze politiche minori (la Destra, Grande Sud, Federazione della sinistra) le consultazioni avviate dal Pdl sulla possibilità di riformare la legge elettorale. L’Idv ha rifiutato di partecipare a queste consultazioni. Dopo il giudizio positivo sulla convergenza registratasi nel faccia a faccia tra le delegazioni di Pdl e Pd, guidate rispettivamente da Ignazio La Russa e Luciano Violante, si è però deciso di rinviare la conferenza dei capigruppo di Camera e Senato con all’ordine del giorno la riforma elettorale e alcune riforme costituzionali. Dell’eventualità di una riunione congiunta è tornata a parlare Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato: ‘Ho confermato la richiesta di una capigruppo congiunta da tenere ovviamente sulla base di un’intesa politica, al fine di rendere manifesta la responsabilità di tutte le forze politiche rispetto alla riforma della legge elettorale e alle riforme istituzionali’. Questa intesa politica è tuttavia ancora troppo labile per fissare un calendario parlamentare di avvicinamento alla riforma. Tra le difficoltà, c’è la richiesta di Pdl e Pd di non fermarsi alla riscrittura della legge elettorale ma di procedere ad alcune riforme costituzionali (per esempio, la riduzione dei parlamentari e piu’ poteri al premier che potrebbe essere sfiduciato solo con una mozione ‘costruttiva’ che indichi il suo successore). Le delegazioni del Pdl e del Terzo polo che si sono incontrate ieri hanno concordato, si legge in un comunicato congiunto, ‘sulla necessita’ di modifiche costituzionali che riducano il numero di parlamentari, avviino il superamento del bicameralismo perfetto, diano al premier il potere di nominare e revocare i ministri, introducano il principio della sfiducia costruttiva’.
A mettersi di traverso sul binario che porta alla riforma elettorale e’ soprattutto la Lega. ‘Se vogliono cambiare la legge, la cambino. Per noi, prima bisogna diminuire il numero dei parlamentari. In ogni caso, dobbiamo esserci anche noi al tavolo’, dice Umberto Bossi. La replica arriva da Angelino Alfano, segretario del Pdl: ‘La riforma non vogliamo farla contro la Lega, anzi ci auguriamo un loro positivo contributo’.
Bossi e’ tornato a precisare che una eventuale conferma dell’alleanza con il Pdl dipende proprio da che riforma elettorale verra’ approvata. Riguardo alle prossime elezioni amministrative, il leader della Lega ricorda che il Carroccio si e’ gia’ espresso contro la conferma degli accordi con il Pdl.
Il punto di maggiore accordo tra Pdl, Pdl e Terzo polo e’ sulla necessita’ di restituire ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti. Il che potrebbe avvenire soprattutto con la reintroduzione dei collegi uninominali, dove l’elettore vota il singolo candidato. Nella quota proporzionale delle nuove norme allo studio delle forze politiche la preferenza non verrebbe introdotta e sarebbero i partiti a indicare la lista dei candidati da eleggere. E’ il modello elettorale tedesco su cui si incentra il confronto. In Germania il Bundestag, il Parlamento federale, è composto per il 50% da parlamentari eletti nei collegi uninominali e per il restante 50% da parlamentari eletti con il sistema proporzionale. La condizione minima per accedere in Parlamento è che una lista raggiunga il 5%.
Si discute su quali variazioni si possono apportare a quel modello in modo da renderlo funzionale al sistema politico italiano. Una variante e’ il ritorno al cosiddetto ‘Mattarellum’, il meccanismo precedente alle norme elettorali in vigore. In quel caso, il 75% dei seggi della Camera veniva attribuito dai collegi e il restante 25% dal proporzionale. Con la nuova riforma, si potrebbe passare al 70% per gli eletti nei collegi e al 30% per gli eletti nella quota proporzionale. La soglia del quorum per accedere alla Camera verrebbe fissata al 4%, proprio com’era nel Mattarellum e com’e’ attualmente. Un problema non risolto riguarda il formarsi delle coalizioni di governo prima del voto. Ieri la delegazione di Sinistra ecologia e liberta’ che ha incontrato il Pdl ha espresso la predilezione per una riforma che obblighi a dichiarare gli apparentamenti di coalizione prima del voto.
Questa ipotesi non convince il Terzo polo, possibile ago della bilancia di possibili governi.
Un’altra questione aperta è quella della dimensione territoriale dei collegi. Quest’ultimi potrebbero coinvolgere meno elettori rispetto al passato. In questo modo, si favorirebbero le forze che hanno una dimensione regionale e non nazionale (Lega, forze politiche meridionali che si sono costituite di recente). Pdl, Pd e Terzo polo hanno trovato l’intesa pure su alcune riforme costituzionali che dovrebbero accompagnare quella elettorale: il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione dei parlamentari e l’assegnazione al premier del potere di nomina e revoca dei ministri, sfiducia costruttiva. A sfavore della possibilità di approvare riforme costituzionali giocano però i tempi parlamentari. La legislatura dovrebbe terminare nel marzo-aprile del 2013.
C’è poco tempo, fanno notare in molti, per attuare le clausole di garanzia (articolo 138 della Costituzione) che occorre ottemperare quando vengono approvate le riforme costituzionali.