Pdl tenta Pd, ma Bersani non vuole dialogo a due

Il Pdl prova ad avviare il dialogo sulla legge elettorale, domani la delegazione del partito di Silvio Berlusconi comincia i ‘bilaterali’ con i partiti, ma il confronto non parte bene, con il Pd che sembra piuttosto freddo rispetto alle ‘avance’ che arrivano dal fronte opposto. L’idea di un’intesa a due, tipo quella tentata e poi sfumata tra Veltroni e Berlusconi, non convince affatto il segretario Pd Pier Luigi Bersani, che non vuole rompere con il Terzo polo. Per questo, oggi, le dichiarazioni dei democratici erano tutte all’insegna della cautela: ok al confronto, ma nessuna fuga in avanti. Anche perché, ragionano a via del Nazareno, è ancora da capire quale sarà lo scenario di qui a sei-sette mesi: oggi un modello che premia i due partiti più grandi porterebbe alla vittoria del Pd, ma se davvero la strategia del Pdl fosse quella di abbandonare la Lega per lavorare ad un ‘cartello dei moderati’, come oggi accennava Fabrizio Cicchitto, il quadro potrebbe cambiare.

"Non vogliamo discriminare questa o quella forza", ha assicurato oggi Cicchitto. "Per di più c’è chi parla di una prospettiva di un incontro tra tutti i moderati, Pdl, Udc… Quindi non c’è nessuna intenzione di discriminare qualcuno". E’ proprio questo che lascia freddi i democratici. Lo schema ‘spagnolo’ avvantaggerebbe il Pd oggi, ma non è detto che tra un anno, quando si aprirà la campagna elettorale, gli schieramenti siano quelli attuali. Anzi, ragiona Bersani con i suoi, è molto probabile che ci sia un rimescolamento: se Lega e Pdl rompono, Berlusconi cercherà di lavorare un ‘Ppe’ in versione italiana, appunto quell’ "incontro tra i moderati" di cui parla Cicchitto, magari con Corrado Passera candidato premier. A quel punto, una legge ‘spagnola’ favorirebbe la nascita di questo nuovo soggetto di centrodestra e il Pd rischierebbe di ritrovarsi costretto all’alleanza con Sel e Idv.

Per questo sia Dario Franceschini che Enrico Letta avvertivano che l’intesa sulla legge elettorale deve essere ‘larga’. "Non siamo disposti a escludere il Terzo polo da un accordo", ha chiarito Franceschini su Repubblica. "Bisogna andare a vedere per capire se si tratta di un bluff – ha aggiunto Letta – ma il patto va fatto ‘a tre’". E Giuseppe Fioroni ha aggiunto: se Berlusconi vuole "un`intesa tra i partiti più grandi per far pagare il conto a tutti gli altri la nostra risposta sarebbe: ‘no, grazie’". Ecco allora le rassicurazioni del Pdl: "Per parte sua – ha chiarito Cicchitto – il Pdl si accinge ad incontrare tutti i partiti; è indispensabile che prima della legge elettorale si definisca il quadro della riforma costituzionale".

Di fatto, riservatamente, in Parlamento l’opinione più diffuso è che se c’è una possibilità di riformare la legge elettorale, bisognerà aspettare che si vada verso la fine della legislatura. Solo allora, con gli schieramenti elettorali ormai delineati, il dialogo tra i partiti potrà diventare concreto.