23 MAGGIO, “LA NOSTRA BANDIERA A LUTTO PER NON DIMENTICARE”

Memoria

Così la Cisl Sicilia per la quale la stagione delle stragi ha mostrato a tutti che senza legalità non può esserci consesso civile né sviluppo, lavoro dignitoso, giustizia sociale…

La bandiera della Cisl Sicilia sarà listata a lutto domani, 23 maggio, “per non dimenticare. Per tenere viva la memoria delle stragi mafiose che hanno insanguinato la Sicilia e non solo”. Così il sindacato guidato nell’Isola da Sebastiano Cappuccio. Ventinove anni fa, scrive la Cisl, 500 chili di tritolo, nei pressi di Capaci, uccisero Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, magistrata pure lei. E gli agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montanari. 57 giorni dopo, l’altra oscura strage, a Palermo in via D’Amelio. “Quelle morti – sottolinea la Cisl – non possono e non devono essere riposte negli archivi della memoria. Né derubricate ad appuntamento di routine”. Hanno mostrato a tutti che “senza legalità, senza cultura delle regole, non può esserci consesso civile. Né sviluppo, lavoro dignitoso, giustizia sociale”. Ventinove anni fa quelle stragi suscitarono sgomento, smarrimento. Il sindacato “seppe rispondere portando in piazza, il 27 giugno 1992, centomila persone, che arrivarono a Palermo da tutta Italia”. Ora, nei giorni della riapertura post-lockdown, l’impegno del sindacato, scrive ancora la Cisl, è “per tenere viva la lezione di Falcone e Borsellino”. Perché la ripresa delle attività economiche e sociali si accompagni a un “lavoro organizzato di educazione alla legalità che sappia creare una coscienza della quotidianità antimafiosa”. Solo una solida e non demagogica coscienza antimafiosa da’ fondamento, rimarca la Cisl, a “prospettive non effimere di crescita della società”.~

La mafia come ebbe a dire Falcone, ricorda la Cisl, “non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”. “Lavoriamo assieme, istituzioni e forze sociali – aggiunge il sindacato – affinché l’estirpazione di questo cancro non sia mai più questione affidata – ancora con le parole del giudice ucciso – all’eroismo di inermi cittadini”.