
di Roberto Malini
Vi è una totale (e voluta) disinformazione riguardo al traffico di migranti dalla Libia. Oggi è stato arrestato il nigeriano John Ogais detto “Rambo”, accusato di aver torturato, seviziato e ucciso migranti nei campi gestiti dai trafficanti libici. I nostri quotidiani lo descrivono come membro decisionale di un’organizzazione criminale che gestisce la tratta di migranti tra la Libia e la Sicilia e parlano di un passo avanti nella lotta alla tratta di migranti. In realtà “Rambo” non è che uno dei tanti migranti che hanno accettato di eseguire i compiti più spregevoli, dietro ordine dei veri signori del traffico, dietro la promessa di evitare a propria volta torture e percosse. In alcuni casi questi prigionieri cui è affidato il comando sui loro fratelli ricevono – oltre alla promessa di aver salva la vita e di effettuare, prima o poi, la traversata – compensi in denaro, percentuali sulle somme estorte alle famiglie di coloro che sono stati rapiti. Il serbatoio di questi schiavi-aguzzini è praticamente illimitato, perché in un gruppo di prigionieri non vi sono solo eroi, ma anche esseri umani che per evitare di soffrire le più atroci torture sono disposti a infliggerle ad altri. Se si vuole combattere il traffico di esseri umani, bisogna perseguire la criminalità organizzata locale e transnazionale, che ha radici in Libia, Sudan, ma anche nei paesi da cui provengono i profughi. Ed è controllata dalle tribù Rashaida, Abu Hamyra, Tuareg, Tebu, Awlad Suleiman. Le stesse tribù con cui il governo italiano ha stipulato un “accordo contro il traffico di esseri umani”, legittimando – sicuramente in modo inconsapevole, perché la disinfirmazione appartiene anche alle istituzioni – una potente e ramificata organizzazione di trafficanti di esseri umani, collegata alle mafie internazionali e anche al terrorismo fondamentalista.