
La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha concluso le indagini preliminari sulle presunte irregolarità poste in essere dal management della ex Banca di Credito Cooperativo di Maierato intraprese nell’aprile del 2015 allorquando gli esiti di un’ispezione della Banca d’Italia furono trasmessi all’Autorità Giudiziaria per accertare eventuali ipotesi di reato connesse alla gestione dell’istituto di credito. A seguito delle complesse e articolate attività d’indagine svolte dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sono stati notificati 16 avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti del Presidente del Consiglio di Amministrazione, del Presidente del Collegio sindacale e del Direttore Generale pro tempore, nonché di numerosi ex componenti degli Organi di Amministrazione e di Controllo della banca la quale, nel 2014, si è fusa con la consorella Banca di Credito Cooperativo di San Calogero dando vita alla BCC del Vibonese. Tra i reati contestati sulla base delle indagini svolte dalle Fiamme Gialle, figurano l’appropriazione indebita aggravata dall’abuso delle relazioni d’ufficio oltre a specifiche fattispecie previste e punite dal Testo Unico Bancario. In dettaglio gli indagati, in virtù dell’incarico rivestito in seno all’istituto di credito, avrebbero consentito l’erogazione di somme di denaro e la concessione di numerose linee di credito ed affidamenti ad alcune società amministrate e gestite, all’epoca dei fatti, da due componenti l’Organo di Amministrazione (compresi tra i 16 destinatari degli avvisi ) il tutto in violazione dei limiti fissati e delle disposizioni previste dalle norme e dalle direttive che regolano gli affidamenti bancari. Tali affidamenti, in particolare, sarebbero stati concessi senza tener conto del reale merito creditizio delle singole società affidate le quali versavano, tra l’altro, in evidenti difficoltà economiche; le concessioni, inoltre, sarebbero state approvate e deliberate dal C.d.A. con formulazioni del tutto generiche prive delle necessarie valutazioni in ordine alla convenienza per la banca della stipula dell’obbligazione con la società collegata all’esponente bancario, come stabilito e previsto dalle disposizioni normative bancarie. Con le modalità appena descritte, dunque, gli indagati avrebbero disposto arbitrariamente delle risorse finanziarie dell’istituto di credito avvantaggiando le società amministrate e gestite “in conflitto di interessi” dall’ex Presidente del C.d.A. e da uno dei Consiglieri del vecchio management causando un considerevole danno patrimoniale alla banca stessa.