
Non solo Volkswagen e un po’ di Audi, ma anche Audi in modo consistente e ancora più “raffinato” per cercare di ingannare l’autorità. E’ quanto si viene a sapere dall’autorita’ californiana. L’Audi, che produce alcuni modelli di alta gamma della casa tedesca che da tempo ha acquisito questo marchio, avrebbe creato un software che ai controlli faceva risultare i veicoli in regola, ma nella guida pratica quotidiana non rispettava per nulla le norme antinquinamento (se non per lo 0,01%…). Sistemi da far sembrare dilettanti i loro “genitori” Volkswagen… Ci domandiamo perplessi: cosa avranno ancora fatto, e siamo sicuri che gli altri produttori facciano come le norme prevedono, visto che non tutti si sottopongono alle strette e precise norme di controllo dello Stato della California? Ovviamente non abbiamo risposte precise in merito, e ci affidiamo solo a quanto raccogliamo dall’informazione. Così come non siamo in grado di valutare se le restrizioni californiane -o di qualunque altra parte- siano eccessive o meno. Ci poniamo, pero’ il problema di un modello di sviluppo e dei suoi principali attori che, pur di mantenere alti i loro profitti, si fanno solo i fatti loro -che sono, come in questo caso, deleteri per la comunità.
Il Pianeta è surriscaldato, le emissioni di gas a effetto serra ci stanno uccidendo. Le Nazioni Unite stanno cercando in qualche modo di impegnare gli Stati perchè prendano consapevolezza di questo e agiscano di conseguenza. Proprio in questi giorni è in corso a Marrakesh (Marocco) la COP22 che dovrebbe mettere in pratica gli accordi di Parigi (COP21) che son entrati in vigore lo scorso 4 novembre e che dovrebbero portare a limitare il surriscaldamento entro il limite di 2 gradi centigradi. Le nostre città sono invivibili, sia per ragioni infrastrutturali che per l’inquinamento, e i Comuni si barcamenano abbastanza male per farvi fronte, spesso facendo finta di prendere provvedimenti che, però, mettono sempre al centro la mobilità privata con emissioni inquinanti. Città come Roma o Firenze (nella loro diversita’) sono invivibili, mentre a New Delhi le scuole chiudono per tre giorni (i cantieri per cinque) per impedire che la gente esca di casa e si avveleni più del solito. Che fare? Ovviamente la questione è articolata e non di immediata soluzione. Con l’aggravante delle grandi aziende come Audi che ci mettono tutto l’impegno per renderci ancora più difficile la vita e la ricerca delle soluzioni.
Intanto, cerchiamo di farci meno male. Lasciamo a casa le auto, andiamo in bicicletta e, vista la penuria cronica di piste ciclabili, facciamo sentire la nostra indignazione verso gli amministratori che non le costruiscono o -peggio- fanno finta di farle. Usiamo, quando non ci penalizza estremamente, i mezzi pubblici, anche qui facendo sentire la nostra indignazione quando funzionano male e/o sono insufficienti o troppo costosi. Poca roba, ce ne rendiamo conto, ma di un grande peso culturale e politico: e’ la nostra risposta all’Audi di oggi, a quegli amministratori e governanti che fanno finta o non fanno. E’ il nostro esempio per i nostri figli e i nostri concittadini. E soprattutto, smettiamo di dare soldi alle varie Audi dell’Italia e del mondo. Noi di Aduc siamo in prima fila per aiutare chiunque a denunciare in questo senso.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc