Sciopero pm e giudici onorari dal 21 al 25 novembre

Dal 21 al 25 novembre i magistrati onorari saranno di nuovo in sciopero contro il Governo italiano che:

• si conferma incapace di fronteggiare l’emergenza Giustizia e si sottrae pervicacemente all’invito formulato dalla Comunità internazionale a riformare il sistema giudiziario italiano;
• disapplica le pronunce della Corte di giustizia UE che censurano l’abuso dell’istituto del lavoro a tempo determinato e impongono il pagamento ai magistrati onorari delle ferie e della previdenza;
• vara una legge delega che attribuisce nuove competenze funzionali ai magistrati onorari omettendo tuttavia di emanare i decreti applicativi e di reperire i mezzi per la copertura dei relativi compensi, segnalando addirittura ai capi degli uffici che tali nuove attività debbano essere svolte a titolo gratuito, ossia negando anche l’erogazione delle irrisorie indennità previste a legislazione vigente.

Accade così che coloro che devono riconoscere e tutelare i diritti altrui, non abbiano alcun riconoscimento dei diritti sanciti nella Costituzione e nel diritto dell’Unione europea.

In tale scenario appare paradossale l’introduzione nel codice penale di una nuova disposizione rubricata “Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” (art. 603-ter c.p.). A ben vedere tale opportuna norma penale fotografa una fattispecie largamente sovrapponibile con la condizione concreta in cui prestano la propria opera intellettuale i magistrati onorari.

Non è questa – ne siamo certi – la Repubblica a cui pensavano i Padri costituenti quando immaginarono che ad amministrarne la funzione giudiziaria dovessero essere magistrati soggetti soltanto alla legge. Essi pensavano a leggi che nella Costituzione attingessero i superiori vincoli deontici da porre a riferimento di un sistema orientato alla tutela dell’eguaglianza e della democrazia.

Ma quale Nazione progredita, tanto più democratica, relega i propri magistrati in una condizione confrontabile per livello di degrado inciviltà e inferiorità, con quella di lavoratori sottoposti allo sfruttamento penalmente illecito della propria prestazione?

Si prefigura un curiosissimo sistema di tutele a geometria variabile, che accorda ai lavoratori la massima tutela, quella penale, purché… non siano magistrati onorari! Coerente con tale impostazione sembra una lettera loro recapitata, per via gerarchica, con cui il Ministero della Giustizia li invita a rassegnarsi, perché le loro istanze, formulate attraverso diffide dirette all’amministrazione giudiziaria e agli organi comunitari, non tengono conto della circostanza che la loro condizione giuridica è lecita perché prevista dal vigente ordinamento, che contempla – ma guarda un po’! – la figura del magistrato onorario.

Eppure nelle funzioni accudite dalla categoria non è rimasto alcun elemento onorario se non la tanto ribadita precarietà. Ed è curioso che il lemma “onorario”, impropriamente evocato per dare copertura legale ad un macroscopico abuso del diritto, assuma, quando declinato come sostantivo, il valore semantico di “compenso professionale”, quasi che tale ironica coincidenza dei significanti voglia ricordare come un magistrato che accerta i diritti dei consociati deve avere esercizio pieno dei diritti propri: inamovibilità, retribuzione e previdenza adeguati; ossia, in sintesi disponibilità di quella indipendenza che non comporta alcuna velleitaria invasione di superiori e intangibili competenze altrui, ma solo il riconoscimento del proprio ruolo istituzionale e sociale.

Il Segretario Generale Il Presidente Vicario
Dr. Giovanni Pomarico Dr. Raimondo Orrù