di Roberto Malini
Chi non vorrebbe essere fiero del paese in cui vive, lavora e si impegna per il progresso della civiltà? In tema di diritti umani, però, come si può essere orgogliosi dell’Italia? Sappiamo in che condizione sociale, per esempio, vivano i Rom, sgomberati da ogni angolo di terra in cui si rifugiano, calunniati dai media e dai politici, strumentalizzati dalle associazioni a caccia di visibilità e fondi. Vediamo quale esistenza conducano le persone Lgbt, costrette a nascondersi in famiglia, a scuola, sul lavoro. La violenza omofobica è diffusa da nord a sud. Molti casi di pestaggi nei confronti di gay e lesbiche finiscono sui giornali o in tv, ma un numero ancora superiore di esseri umani subisce nel silenzio, non denuncia, non divulga. E anche in questo caso, le associazioni spesso utilizzano le vitttime di intolleranza per apparire sui media, salvo poi abbandonarle a se stesse. Che dire poi dei migranti e profughi che affrontano le traversate verso il nostro paese? L’Italia conta un numero di morti durante i viaggi della speranza che non ha uguali nel mondo e persino l’Unione europea, accusata pretestuosamente di “lasciare sole le istituzioni italiane” ne è consapevole. In cinque anni, l’Ue ha erogato all’Italia cinquecento milioni di euro per i profughi: una montagna di denaro che si è volatilizzata senza prourre alcun effetto concreto. Il “Belpaese” inoltre ha stretto patti scellerati con le nazioni nordafricane, bloccando enormi flussi di rifugiati e costringendoli a ricorrere ai trafficanti, quindi a salire su barconi inadeguati alle traversate e sovraccarichi. Non attua alcun programma moderno di soccorso umanitario e utilizza zero (non è un’iperbole di segno negativo, è la realtà) droni di monitoraggio in mare. E’ un delitto, nel vero senso del termine, perché le acque interessate dai viaggi sono ben delimitate e il controllo umanitario sarebbe semplice. Nonostante i titoli dei quotidiani e dei telegiornali, sempre al servizio (perché lautamente finanziati) di istituzioni e partiti, i migranti che sbarcano sulle nostre coste non sono “salvati”, ma sono invece i sopravvissuti. Sopravvissuti con le proprie forze a un’odissea che si ripete all’infinito. Queste sono le diverse realtà che riguardano i diritti umani in Italia e sono sotto gli occhi del mondo, anche se camuffate strumentalmente dalla politica e dall’informazione. Come si può essere fieri dei responsabili di tanto dolore, di tanta morte, senza diventarne complici? Personalmente, dico che non si può. Meglio subire attacchi istituzionali, minacce e aggressioni da parte delle organizzazioni intolleranti, censura da parte dei media. Meglio resistere, documentare e denunciare le violazioni delle carte dei diritti umani, sostenere con ogni energia i perseguitati (che sono nostri “fratelli d’Italia”), difendere la vita e vivere la difficile, ma giusta, indispensabile esistenza che caratterizza il patriottismo nonviolento.
