Recuperare col populismo? Occorre proprio il contrario: responsabilizzare ed aiutare gli individui

L’avanzare dei partiti anti-Ue in varie consultazioni elettorali, il recente “strappo” del nostro primo ministro al vertice di Bratislava con Germania e Francia, la poca tangibilita’ informativa e mediatica delle politiche economiche (Bce soprattutto) rispetto al nostro quotidiano, ed altri fattori legati a politiche populiste e attente alle pance piuttosto che alla testa e al portafogli dei cittadini… ha innegabilmente creato un po’ di consenso e attenzione negativa all’istituzione in sè. Urge porvi rimedio -dicono in molti- visti gli effetti positivi delle politiche Ue di questi ultimi anni che ci hanno evitato isolamento e baratro economico, sociale e politico; effetti positivi che non trovano riscontro nel consenso.
Ma come? Una proposta arriva dagli eurodeputati popolari (il maggiore gruppo in Parlamento): a tutti i giovani che compiono 18 anni, regaliamo un Inter-Rail, il forfait ferroviario che consente di usare le ferrovie comunitarie illimitatamente per un certo periodo. Un forfait che, sempre piu’ costoso negli anni, di recente e’ un po’ in crisi grazie anche alla concorrenza dei voli low-cost. Proposta che ha trovato tutti i gruppi dell’Europarlamento d’accordo, ognuno coi propri motivi (socialisti, liberaldemocratici, verdi, sinistre ed euroscettici).
A nostro avviso, niente di peggio poteva essere pensato. L’idea che Unione Europea significhi regalo di compleanno, ci irrita come tutte le altre forme di populismo e di regalo in sè da parte di qualunque istituzione. Noi siano tra quelli che credono nelle opportunità, nelle possibilità a partire dai desideri e dalle capacità degli individui, crediamo nelle agevolazioni si’ da valorizzare chi ha un qualche potenziale valore da usare e comunicare; crediamo in una istituzione che non ci regali qualcosa per il nostro compleanno ma ci offra sempre l’opportunita’ di conoscere e crescere. Un metodo che qualcuno sicuramente non condivide, perche’ preferisce il presunto consenso del popolo vociante e con la pancia presunta piena; lo stesso popolo che poi dovrebbe/potrebbe inneggiare ai muri anti-migranti, ai fortini nazionali, alle alte tasse doganali, al finto Km zero nell’alimentazione, etc…. salvo poi ritrovarsi, passata l’euforia del momento, in brache senza neanche uno straccio di aziende dove lavorare o di istituzioni che abbiano i soldi per riparare le buche per strada o che facciano politiche ecologiche non finte e/o che durano solo una mezza stagione. Non solo. Se andiamo nello specifico di questo regalo ferroviario, cosa ne penserebbe l’Antitrust? Non si tratta forse d un aiuto di Stato (di Unione, nel nostro caso) alle varie aziende ferroviarie che sono tutte più o meno di capitale pubblico, a discapito del trasporto aereo low-cost che invece e’ tutto privato? Infine. Cosa vogliamo insegnare ai nostri giovani? Che lo Stato è come una mamma che con le poppe lattose ci deve continuare a nutrire come ha fatto la nostra mamma biologica all’inizio della nostra vita? Credo che nel mondo abbiamo avuto abbastanza esperienze negative in questo senso (l’ultima -tra le grandi- è quella dell’Urss), e ci sembra che il mondo stia andando un po’ meglio quando in diversi lo hanno compreso (anche Cuba….), ed hanno cominciato a puntare le loro politiche sulle valorizzazioni e sulle opportunita’ per gli individui piuttosto che sulla socialita’ dalla culla alla bara. Valorizzazioni e opportunità che ci rendono tutti uguali alla partenza, ma che appiattiscono verso il mediocre-basso se diventano presa in carico totale. E quindi? Promuovere gli scambi per tutti (non solo per chi compie 18 anni), con agevolazioni ed opportunita’, ma mai istillare la cultura che, per il fatto stesso di esistere, qualcosa ci è dovuto. Ovviamente senza confondere questo tipo di politica con quella dell’assistenza e degli aiuti ai piu’ demuniti e disgraziati dell’Unione e del mondo; anche perchè -è bene che in tanti ci riflettano su questo- i demuniti e i disgraziati sono quasi sempre tali perche’ hanno avuto la sfortuna di nascere li’ dove lo sfruttamento intensivo, irragionevole e depredatorio dei Paesi cosiddetti ricchi ha trovato linfa per avere poi una ricaduta solo sul proprio territorio di origine.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc