
di Roberto Gugliotta
Ormai manca poco all’inizio della nuova stagione di basket e lo Sport è Cultura Patti dovrà misurarsi nel campionato di B. Un premio ottenuto dopo una stagione di C silver intrigante. Nella sera della promozione (5 giugno 2016) ho ripensato a una copertina della storia pattese. Perché adesso si può discutere su tante cose, ma su una no: il campionato l’ha vinto il gruppo dei ragazzi del Patti. Si può discutere sui meriti e sulla fortuna, sulla tenacia e sullo sperpero, sulla penombra e sulla luce piena. Ma il merito è degli atleti pattesi. La favola dello Sport è Cultura ha fatto risvegliare molte coscienze e rimesso in discussione tante certezze: prima fra tutte, che non bastano i soldi per vincere. Ci vuole prima di tutto il coach e ovviamente un bravo preparatore atletico. Insieme si vince. Nel basket niente è inutile. Ecco, questo successo pattese nasce da due anni in apparenza inutili, due anni di studio, lavoro, programmazione. Oltre alla prima squadra era necessario far ripartire il settore giovanile perché solo attraverso i giovani si può rinascere ed edificare una nuova società. Fondamentali, fondamentali, fondamentali è stata la parola d’ordine di coach Sidoti e i giovani hanno accettato il percorso. Ragazzini pieni di entusiasmo e talento: due anni dopo sono pronti per nuove sfide. Ai genitori consiglio di iscrivere i propri figli al centro di avviamento dello Sport è Cultura Patti e sicuramente ne avranno benefici. Presto sentiremo parlare di loro. Ma torniamo ai grandi. Continuo a credere che un successo si nutre di tante anime e Patti ha meritato la serie B per il gioco che ha espresso con una certa continuità, per la forza di non mollare mai, neppure dopo qualche sconfitta. Le spinte allo Sport è Cultura le ha date più la gioia di sudare degli arbitri, è fin troppo ovvio precisare che i campionati non si vincono solo con la fortuna. E allora vediamo perché ha vinto Patti. Patti ha vinto perché ha potuto lavorare senza assilli: tutto quel che veniva in più era buono. Patti ha vinto perché Sidoti è un ottimo coach, chi aveva occhi se n’era accorto già a Messina. Come tecnico, Sidoti è stato bravo a cogliere al volo le potenzialità di un gruppo storico locale che fa dell’amicizia il suo punto di forza: da Peppe Costantino a Marco Busco, da Luca Bolletta a Nino Sidoti per non dimenticare Giorgio Busco, Gianluca Ettaro, Alessandro Sidoti. Pattesi doc che hanno vinto per Patti. Coach Sidoti ha lavorato bene: all’inizio non erano rose e fiori, bisognava far inserire i due stranieri nei meccanismi di un gruppo e soprattutto spiegare loro che si gioca di squadra. Sidoti ha cominciato a costruire su terreno solido quando ha fatto capire al gruppo che quella era la porta… Così, poco a poco, Sidoti recupera lo svantaggio rispetto a formazioni ben più attrezzate: vedi Palermo, Costa d’Orlando, Canicattì e Siracusa. Il suo bel lavoro Sidoti l’ha fatto, così vince il campionato. Lo vince con una squadra meno forte, non grandissima, che i suoi risultati se li è sudati in umiltà. E oggi si prepara a una nuova sfida: fare bella figura in serie B. Chissà, alla fine qualche presidente si ricorderà che esiste anche il merito… oltre le raccomandazioni. Comunque non importa, sto bene così anche se il basket vero è quello del campo, dove vinci e perdi, dove vivi. Invece a parole si è bravi tutti, a parole si ha sempre ragione.