
La riforma della scuola non ha cancellato le classi pollaio: è notizia odierna che i genitori di 34 studenti, tutti nella stessa classe, di una classe prima superiore di un linguistico sardo, hanno scritto una lettera al Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, attraverso cui chiedono sdoppiare la classe. "In queste condizioni – denunciano – è difficile fare lezione e solo pochi insegnanti riescono a lavorare in modo decente", scrive la rivista Orizzonte Scuola. Dopo una riunione per cercare di risolvere la situazione, non si è ancora trovata una via d’uscita. "Non sappiamo cosa fare", spiegano i genitori.
Eppure la soluzione c’è, ribatte il sindacato Anief. Perché basterebbe applicare il comma 84 delle Legge 107/2015, secondo cui “il dirigente scolastico, nell’ambito dell’organico dell’autonomia assegnato e delle risorse, anche logistiche, disponibili, riduce il numero di alunni e di studenti per classe rispetto a quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, allo scopo di migliorare la qualità didattica”. E anche il comma 7 della stessa Buona Scuola, dove si dà potere ai presidi di procedere alla “riduzione del numero di alunni e di studenti per classe o per articolazioni di gruppi di classi, anche con potenziamento del tempo scolastico o rimodulazione del monte orario”.
Il dirigente scolastico, cui è stata data la possibilità di sdoppiare le classi, non dovrebbe fare altro che applicare le norme di legge in vigore: la presenza dei 34 alunni in una classe, infatti, non è contemplata nemmeno dal decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 20 marzo 2009: tale decreto prevede, infatti, che anche in presenza della deroga del 10%, prevista dall’articolo 4 per ogni ordine di scuola, in casi eccezionali si possono formare classi rispettivamente fino ad un massimo di 26-28 alunni nella scuola dell’infanzia e primaria, fino a 27-30 alunni in quella secondaria di primo grado. E fino a 30-33 alunni nella scuola secondaria di secondo grado.
I “tetti”, tra l’altro, sono stati alzati: le norme precedenti – i decreti ministeriali del 18 dicembre 1975 e 22 agosto 1992, oltre che dalla legge n. 23 del 1996, attraverso cui si stabiliva che il rapporto alunni-superficie scolastica avrebbe dovuto non superare 1,80 metri quadrati ad alunno nella scuola dell’infanzia e primaria, e 1,96 nella scuola secondaria – prevedevano un numero di alunni più basso di almeno un paio di unità. Ci sono poi almeno altri due motivi per sdoppiare le classi troppo numerose: prima di tutto perché il decreto n. 81/09 prevedeva che Miur e Mef avrebbero dovuto affrontare una fase di riqualificazione dell’edilizia scolastica e non averla mai attuata mette il gruppo-classe numeroso in condizioni di maggiore pericolo per mancata verifica di sicurezza; inoltre, le classi che accolgono alunni con disabilità non grave non possono accogliere oltre 25 alunni complessivi e se è presente un alunno disabile grave il tetto scendo a 20 (art. 5, comma 2 dello stesso DPR 81/09).
Inoltre, è vero che in Italia il rapporto tra studenti e insegnanti è fermo a 12 unità, due in meno alla media Ocse (14), mi si tratta di un dato su cui pesano, nel computo, i 120mila insegnanti di sostegno, a fronte di oltre 240mila alunni disabili (2,5% del totale), e oltre 30mila insegnanti di religione.
“Se si escludessero questi docenti dal computo – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – , come avviene negli altri Paesi, basti pensare che in alcuni i docenti di sostegno sono in carico del sistema sanitario, ci ritroveremmo sicuramente con un risultato opposto a quello attuale. Comunque, al di là dei numeri, la Buona Scuola ha dato l’opportunità alle scuole autonome di superare le classi pollaio: a un dirigente scolastico, conviene quindi sicuramente avvalersi di questa facoltà. Piuttosto che farsi carico di responsabilità enormi, mantenendo gruppi-classi con numeri altissimi di alunni: garantire la sicurezza e il diritto allo studio dei discenti – conclude Pacifico – è la priorità. È nel suo interesse, oltre che quello di alunni e famiglie, fare in modo di rispettare tali prerogative”.
Anie ricorda che anche quest’anno ha avviato l’iniziativa “Sostegno: non un’ora di meno!”. Per ricorrere basta scrivere a sostegno@anief.net. Potranno scrivere a questo indirizzo e-mail, sia le famiglie direttamente interessate, sia i docenti e/o i dirigenti scolastici che intendono segnalare i casi di alunni disabili privati del loro diritto allo studio.