
di ANDREA FILLORAMO
L’Arcidiocesi di Messina, Lipari, S.Luciadel Mela ha dato l’ultimo saluto nella Cattedrale all’Arcivescovo emerito S.E. Mons Ignazio Cannavò durante un rito funebre, al quale ha partecipato l’intero clero e molti fedeli che mai hanno dimenticato chi è stato per un ventennio il loro pastore. Celebranti: l’Amministratore Apostolico Antonino Raspanti, Mons. Marra successore dello stesso Cannavò e i vescovi che sono stati suoi ausiliari. Momenti di silenzio e di grande spiritualità, si alternavano alla voce chiara, distinta del Vescovo di Acireale, che invitava all’ascolto e al raccoglimento. Chi ha partecipato alle esequie dell’arcivescovo emerito, credo che sia stato colpito dall’omelia di Raspanti che, in modo magistrale, con lo sguardo della sua anima sempre rivolto verso l’arcivescovo defunto, sviluppava alcune tematiche importanti. Delineava, innanzitutto il profilo del vescovo definendolo non solo uomo fedele a Dio ma anche fedele all’uomo. La fedeltà all’uomo, il rispetto dell’uomo, i valori umani da promuovere sempre e dovunque sono indubbiamente – ha detto il celebrante – dei concetti conciliari e dei concetti ben presenti nella “modernità e la modernità, considerata in tal senso, bisogna necessariamente “amarla”. Si tratta di un umanesimo che è possibile realizzare, ma a condizione che esso abbia per fine Dio attraverso l’umanità del Mediatore. Umanesimo dell’incarnazione; a condizione che esso si ordini tutto intero all’amore e alla generosità redentrice. Un altro concetto dell’omelia di Raspanti ha certamente ha colpito è stato il tema del “connubio fede – cultura”. Si tratta di un richiamo alla “Gaudium et Spes”. Il termine “cultura” è stato usato nell’accezione più ampia ma sempre in riferimento all’uomo che si impegna nella ricerca della verità. Il rito funebre si è concluso con una breve significativa lettura della biografia di Cannavò, fatta dal “delegato ad omnia” dell’arcidiocesi, in cui particolarmente si evidenziava la sua attività episcopale.