
Un vero e proprio centro benessere, situato in zona centrale nel capoluogo sabaudo, fondato negli anni ’90, che abbinava l’attività fisica in palestra e piscina alla zona relax con sauna e massaggi. Ma le società che lo hanno gestito, di fatto sempre riconducibili ai componenti di una medesima famiglia, non facevano altro che procrastinare, nonostante il costante peggioramento della situazione finanziaria, la data del collasso. Infatti, sfruttando lo stratagemma della cessione del ramo d’azienda, la palestra ha continuato a operare, ma i debiti sono comunque rimasti in capo alla società che, nel 2013, è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Torino. A questo punto, all’esito delle indagini affidate al Nucleo Polizia Tributaria Torino, è emersa la reale situazione dell’azienda: un passivo di circa 3.300.000 euro e distrazioni per oltre un milione di euro, di cui circa 350.000 euro sono stati sottratti in contanti, mentre circa 800.000 euro sono stati “restituiti” a presunti finanziatori, segnatamente gli stessi componenti della famiglia, che li hanno dirottati verso l’estero, principalmente in Brasile e Romania. La società fallita si è anche accollata il mutuo contratto per l’acquisto dell’immobile sede del centro benessere, senza ricevere mai i canoni di affitto che i gestori della palestra avrebbero dovuto versare. L’importo del mutuo, 2.000.000 di euro, sarebbe servito, invece, per l’acquisto di un complesso turistico nello Stato di Bahia (Brasile). Alla luce della situazione rilevata, la Procura della Repubblica di Torino ha richiesto l’adozione di misure cautelari personali, stante il pericolo di fuga, integralmente accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, Roberto Ruscello, il quale ha disposto la custodia in carcere di L.G.C., la detenzione domiciliare per sua moglie B.A., nonché l’obbligo di firma per la figlia L.G.L. e per il fratello L.G.A.. Nel corso delle indagini, lo stesso Giudice per le Indagini Preliminari aveva già concesso il sequestro dell’intero complesso aziendale costituito dalla palestra che, da qualche giorno, è entrata a far parte dell’attivo fallimentare, a ristoro del ceto creditizio.