di Simona Cocozza
“Sono molto meravigliato, perché farne un caso?” (Eugenio Gaudio a Corriere.it)
In soli 4 giorni abbiamo superato le 20mila firme. Grazie a tutti voi che, condividendo i principi su cui si basa questa petizione, avete scelto di firmare.
IL CORRIERE DELLA SERA
http://27esimaora.corriere.it/articolo/il-rettore-vota-la-miss/
LA REPUBBLICA
http://www.repubblica.it/scuola/2015/06/01/news/miss_universita_il_rettore_non_mi_scuso_ho_solo_dato_un_premio_nel_mio_ateneo_le_donne_comandano_-115775599/
IL GIORNALE
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/rettore-sapienza-d-i-voti-miss-universit-ed-polemica-dimetti-1135125.html
Attraverso i siti di alcune testate, il Rettore Gaudio ha avuto modo di rispondere non solo alla nostra petizione, ma anche ad un’altra molto simile lanciata sempre su Change.org, che naturalmente appoggiamo, “Pubbliche scuse per la partecipazione a Miss Università”
https://www.change.org/p/eugenio-gaudio-pubbliche-scuse-per-la-partecipazione-a-miss-università?recruiter=306792793&utm_source=share_petition&utm_medium=facebook&utm_campaign=share_page&utm_term=des-lg-share_petition-no_msg&fb_ref=Default
firmata stavolta da un gruppo di donne appartenenti al mondo accademico, quindi ancor più direttamente interessate.
La leggerezza con cui il Rettore affronta il problema, che chiaramente non vede, mostra come queste interviste siano state un’occasione sprecata per porgere delle scuse all’Ateneo, anzi, il Rettore ha tenuto a precisare: “non devo chiedere scusa di nulla”. Il nome e l’onore di un Ateneo e, per estensione, dell’Università italiana, forse meriterebbero ben altro rispetto, e non risposte così superficiali.
Con le sue parole cerca di sminuire l’accaduto, ma in questo modo non fa che aggravare la situazione.
“Mi hanno chiamato i ragazzi e non potevo dire loro di no”
Insomma, se gli studenti decidono di invitare il Rettore alle loro attività, lui è sempre felice di farsi coinvolgere.
Ci sono studenti che danno vita ad associazioni di anarchici, manifestazioni di protesta contro le istituzioni, gruppi di fascisti, e tanti altri. Il Rettore sarebbe sempre così disponibile ad accogliere anche le loro richieste? Speriamo e crediamo che scelga con attenzione a quali inviti rispondere positivamente, perché nel momento in cui il Rettore respinge l’invito, quelle rimangono manifestazioni autonome di studenti, completamente estranee all’Ateneo e non ufficiali.
Però quando il Rettore accetta di partecipare, la situazione cambia, perché in quel momento rappresenta l’Ateneo.
Ecco perché farne un caso.
Il Rettore si giustifica dicendo che in passato anche altri rettori lo hanno preceduto in quella giuria.
Non è ammissibile come scusa.
Parlare dei suoi predecessori non gli toglie alcuna responsabilità, e comunque per quale motivo dovrebbe essere una giustificazione? C’è un obbligo di imitare chi ci ha preceduto? Non ci pare, e ancor meno se ha compiuto scelte o azioni discutibili.
Ognuno è libero di scegliere secondo la propria coscienza ed il proprio modo di agire.
"Francamente – dice – inviterei queste signore prima ad informarsi sui fatti e poi ad esprimere giudizi".
Chiede agli altri, ai firmatari delle 2 petizioni, di informarsi prima di parlare, eppure, stando a quanto dice, è proprio lui il primo a non informarsi bene sulla natura del concorso.
Nella stessa intervista afferma infatti di non sapere che il luogo in cui si sarebbe svolta la manifestazione era una sala giochi. Eppure crediamo che l’arredamento non lasci molti dubbi (un centro congressi o un ristorante non ospitano di solito slot machine) e se anche fossero stati modificati gli interni per ospitare quell’evento, il nome affisso su ogni parete, e sempre in bella mostra alle spalle delle concorrenti, non lascia alcun dubbio, dice chiaramente: “Billions – luxury gaming home”.
Non vogliamo credere che il rettore del più grande ateneo italiano non conosca l’inglese.
Afferma anche che non era a conoscenza della natura del premio, un coupon omaggio per dei trattamenti offerti dallo sponsor della serata, un centro di chirurgia estetica, il cui nome era su tutte le fasce delle concorrenti: “La Clinique – medical beauty”.
Altro enorme demerito e non una giustificazione.
Se fosse vero che non si è informato su quelli che, comunque, non sono dettagli, sarebbe ancora peggio che se l’avesse fatto, scegliendo di partecipare lo stesso. E se il premio in palio fosse stata un’arma da fuoco? Secondo la linea di Gaudio, non sarebbe stato un problema, perché lui non ne avrebbe saputo nulla, e quindi sarebbe andata bene così.
È ovviamente un paradosso, ma speriamo possa servire a spiegare la gravità di un atteggiamento del genere, inammissibile prima e soprattutto dopo, per i tentativi di giustificazione che minimizzano con troppa leggerezza.
Fare il rettore è un onore, ma comporta molti oneri, e si ha il dovere di informarsi prima di mettere, insieme alla propria faccia, quella dell’università tutta.
Viene precisato come la serata sia stata organizzata e tenuta al di fuori dalle mura universitarie, quasi a voler ribadire come fosse del tutto estranea all’Ateneo, pur essendo un concorso il cui titolo è formato da due parole (di cui una è “Università”) ed il Rettore ne presiede la giuria.
Ma allora perché proprio una di queste interviste è stata pubblicata sugli account ufficiali di Facebook e Twitter della Sapienza? Sembra solo l’ennesimo controsenso.
Un professore, nel commentare quel post su Facebook, fa notare proprio questo, e si scusa personalmente dell’accaduto con i suoi colleghi e con gli studenti.
Se questo episodio non è così meritevole di importanza, allora perché altri docenti si ritengono coinvolti e si sentono addirittura in dovere di scusarsi come se fossero stati loro stessi a presiedere quella giuria? forse perché il Rettore li rappresenta?
E perché proprio persone appartenenti al mondo accademico hanno lanciato un’altra petizione, ispirata dallo stesso increscioso avvenimento?
Nell’articolo de Il Giornale il giornalista definisce le persone che hanno lanciato le petizioni "perbenisti e falsi moralisti che impugnano il corpo delle donne e il femminismo solo quando gli fa comodo".
Lo sono anche le 20mila persone che finora hanno firmato la petizione?
“Forse se avessi saputo di cosa si trattava non sarei andato”.
Ma allora caro Rettore, chi è che si deve informare? Chi lancia le petizioni, le migliaia di persone che le stanno firmando, o proprio Lei? La retorica del “forse” liquida ancora una volta con superficialità l’accaduto, che per il Rettore pare davvero non avere nessuna importanza.
Nessuno nel corso di queste interviste ha proposto una riflessione sul ruolo dell’università, sul modello culturale che dovrebbe dare, ed il modello che invece appoggia con l’adesione a “Miss Università”.
Un uomo della levatura intellettuale e culturale di un professore universitario, è in grado di comprendere che i concorsi delle Miss promuovono valori e modelli in antitesi con quelli che dovrebbe fornire l’università, che ha bisogno di rinnovarsi guardando certo al passato, ma non agli errori di chi ha avallato in precedenza manifestazioni di questo tipo. Guardando invece a testa alta alla tradizione di un Paese che vanta la più antica università del mondo occidentale, alla dignità di atenei che erano e dovrebbero essere ancora il fiore all’occhiello del nostro Paese. Ed all’impegno quotidiano di migliaia di professori, dottori, ricercatori e studenti che credono ancora fermamente che l’università sia una cosa seria e si dissociano da queste tipologie di concorsi.
Il Rettore, sempre invitando gli altri ad informarsi, afferma di avere molte donne nella sua squadra, come se questa scelta dovesse rappresentare un vanto.
Se queste donne sono state selezionate, sarà stato, appunto, per meriti accademici e non per l’aspetto fisico, o per attenersi alle quote rosa. Questa prassi dovrebbe essere la buona norma e non un caso eccezionale, quindi perché precisarlo?
Chissà se quelle donne si sentono più vicine alla nostra posizione sul concorso o a quella del rettore che le ha rappresentate.
Che sia ben chiaro, non siamo contro le studentesse che hanno preso parte a Miss Università, perché rappresentano la libertà di un Paese dove una ragazza è appunto libera di scegliere, autonomamente, se partecipare o meno ad un concorso dove verrà giudicata secondo canoni estetici.
Petizioni come questa sono a difesa della cultura e dell’uguaglianza, almeno in ambito accademico, valori ben lontani da quelli di un concorso di bellezza.
Gaudio, nelle sue risposte, di cultura non ha neanche parlato. Probabilmente non ha compreso il profondo onore che dovrebbe provare quando si fregia del titolo di Rettore. Gli atti pubblici richiedono responsabilità.
Probabilmente non dovrebbe più fregiarsi di quel titolo.
#Gaudiodimettiti
