di Roberto Malini
A volte alcuni parlamentari rispondono ai nostri appelli, apparentemente addolorati e indignati per le morti in mare, le violenze e le torture che i trafficanti infliggono a chi fugge da paesi in crisi umanitaria. Ci chiedono dossier, consigli su come l’Unione europea può intervenire per porre fine, con azioni giuridiche e umanitarie, a tanti lutti, tanto dolore, tante ingiustizie. Sono ottimi attori e recitano la parte dei buoni. Simulano sensibilità e solidarietà. Si atteggiano a paladini della vita, pronti ad agire accanto a noi difensori dei diritti umani, a costo di mettersi contro i loro stessi partiti, a costo di rinunciare ai principeschi privilegi di cui godono. Gli italiani, in queste pantomime, sono i più abili. Usano tutto il repertorio dell’attivismo, citano la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, promettono battaglia in ogni sede. Un’eurodeputata di "centro-sinistra", recentemente, ha terminato così la toccante mail che mi ha mandato, in risposta al nostro ennesimo appello: "Grazie per l’appello a Roberto Malini e al Gruppo EveryOne," proseguendo con la classica promessa: "Mi impegno a dar battaglia per sostenerlo". Fiduciosi in quella che Anne Frank definiva "l’intima bontà degli esseri umani" ci siamo impegnati per prepararle un documento utile a presentare una mozione al Parlamento europeo. Come di consueto, però, la deputata europea non ha dato alcun seguito al suo impegno. Perché esporsi? Perché lavorare, quando nessuno, nell’attuale europarlamento lavora veramente? Perché compiere il proprio dovere: aiutare le vittime di conflitti e persecuzione? Perché darsi da fare per un’azione civile, quando le basta scaldare la sedia per ricevere tanto denaro, tanto potere, tante agevolazioni? Di fronte alle ultime due generazioni di eurodeputati, aumenta il rimpianto di coloro che li hanno preceduti: Viktoria Mohacsi, Els De Groen, i Radicali italiani. I diritti umani hanno avuto vita breve, presso l’assemblea legislativa dell’Unione europea. I giusti hanno ballato una sola estate e non sono stati più ricandidati, perché avevano una testa, un cuore e una coscienza, cose che a Bruxelles e Strasburgo sono viste con sospetto e un certo fastidio.