
di Claudio Andò
Dal 1° febbraio il Teatro Franco Parenti di Milano accoglierà sul suo palcoscenico cinque concerti dedicati al grande jazz e alla musica improvvisata, inaugurando così una rassegna che, anche per orario (la domenica mattina, alle ore 11.00), prosegue idealmente e concretamente una consolidata collaborazione con “Aperitivo in Concerto”, storica manifestazione musicale milanese che si tiene da decenni al Teatro Manzoni di Milano.
Il Teatro Franco Parenti con questa nuova rassegna concertistica si propone di diventare uno dei luoghi di riferimento per il pubblico milanese appassionato e più attento alle vicende della cultura dei nostri tempi. Il jazz, con le sue molte derivazioni, rimane il linguaggio musicale più rappresentativo del XX secolo e ancora oggi contribuisce in modo determinante a delineare la colonna sonora della nostra contemporaneità.
La nuova serie del Teatro Franco Parenti, nata da una collaborazione con “Aperitivo in Concerto” e con il suo direttore artistico Gianni Morelenbaum Gualberto, intende accogliere il meglio dell’attuale “mainstream”, cioè della rilettura, in chiave moderna e contemporanea, della tradizione improvvisativa africano-americana, rivolgendosi a una platea che, attualmente, non trova a Milano numerosi riscontri. Quel pubblico può essere sicuro che al Teatro Franco Parenti troverà ogni volta artisti indiscutibilmente fra i più originali, creativi e significativi.
Come nel caso del primo concerto (1° febbraio, ore 11) che ospita il trio di un artista di straordinaria levatura, KENNY WERNER.
All’apice di una carriera ormai ultra-quarantennale, Werner è un’icona del pianismo jazz contemporaneo, avendo contribuito, al fianco dei più importanti musicisti di fine secolo, all’evoluzione del linguaggio jazzistico con infallibile virtuosismo e con un affascinante e raffinato senso poetico che si esprime grazie a un lirico flusso di idee e a un tocco delicato quanto ricco di colori e sfumature.
Attivo dalla seconda metà degli anni 70, Werner ha collaborato tra gli altri con Charles Mingus, Thad Jones, Archie Shepp, Mel Lewis Big Band, Joe Lovano, Bob Brookmeyer, Ron Carter, Lee Konitz, Joe Henderson, Tom Harrell, John Scofield e Toots Thielemans. Dotato di squisita sensibilità e di un impressionante senso ritmico, Werner è in grado di far convivere la complessità dell’improvvisazione jazzistica con la sofisticazione del pensiero armonico accademico. Tutto ciò ne fa un artista completo, capace di comunicare direttamente, e con profonda emotività, anche con un pubblico non avvezzo alla musica improvvisata, alla composizione istantanea. Werner è soprattutto un musicista dallo spiccato senso narrativo, capace di individuare nel corso delle proprie esibizioni percorsi musicali non scontati, senza perdere mai di vista il disegno complessivo della forma, in una creazione collettiva di raro fascino. I notevoli mezzi tecnici di cui dispone e una visione della musica fortemente spirituale e influenzata dallo Zen, vieppiù nutrita da una vasta cultura e dalla approfondita conoscenza della tradizione, assieme all’incessante spirito creativo, fanno di Kenny Werner uno di quei musicisti per i quali gli stili non diventano mai stilemi, ma elementi attraverso i quali esprimere con originalità la propria personale esperienza creativa.
In tempi recenti il pianista è ritornato a unirsi agli straordinari musicisti con i quali aveva già guidato un trio alla fine degli anni Novanta: il contrabbassista Johannes Weidenmueller (che vanta collaborazioni con Hank Jones, Ray Barretto, Carl Allen e Vincent Herring, John Abercrombie, Joe Lovano, Brad Mehldau, George Benson, John Scofield, Dewey Redman, Randy Brecker, Kenny Wheeler, Toots Thielemans, Wynton Marsalis, Joshua Redman, Gary Bartz, Johnny Coles, Clifford Jordan, Joe Chambers) e il batterista Ari Hoenig, autentico fuoriclasse dello strumento, già collaboratore di artisti quali Jean Michel Pilc, Chris Potter, Kurt Rosenwinkel, Joshua Redman, Wayne Krantz, Mike Stern, Richard Bona, Pat Martino, Dave Liebman, Bojan Z, Herbie Hancock, Ivan Lins, Wynton Marsalis, Toots Thielemans, Dave Holland, Joe Lovano, Pat Metheny, Gerry Mulligan.
Gli altri appuntamenti:
Steve Kuhn (10 maggio) e il sassofonista Lew Tabackin (12 aprile) (sia quest’ultimo che Kuhn sono inoltre assenti da lungo tempo da Milano), cui si aggiungeranno due figure di notevole importanza per la musica improvvisa dei nostri giorni: il già affermatissimo chitarrista Peter Bernstein (22 marzo) e il più giovane sassofonista Logan Richardson (26 aprile), protagonista di un gruppo come Next Collective, recentemente acclamato dalla critica e dal pubblico internazionale.