Alfredo Schipani sulla vicenda della Camera di Commercio

Si sta purtroppo verificando ciò che Confindustria Messina aveva da tempo segnalato, il paventato accorpamento della Camera di Commercio di Messina a quelle della Sicilia Orientale. Alla luce dell’incontro avuto con il Commissario Dott. De Francesco, infatti, risulta chiaro che la scelta è vincolata, non solo dai tempi ridotti, ma soprattutto dalla imprescindibile sostenibilità economica dell’Ente. Questi fattori non consentono al momento di vagliare altre soluzioni. Il solo auspicio possibile è che non si tratti di un processo irreversibile. Sugli aspetti finanziari è necessario fare chiarezza. Le direttive dell’Assessorato alle Attività produttive raccomandano, com’è corretto, di mantenere il bacino occupazionale. La Camera di Commercio di Messina può contare al momento su circa cinque milioni di euro di entrate da diritti camerali, che vengono ridotti nel corso di quest’anno del 35%, del 50% il prossimo anno, a cui va aggiunto il calo fisiologico delle cancellazioni che si attesto a circa l’8% annuo. A fronte di queste entrate gravano sul bilancio camerale un milione e seicentomila euro di stipendi e circa quattro milioni di pensioni. Risulta, quindi, imprescindibile accedere alle risorse integrative del Fondo perequativo di Unioncamere nazionale, la cui fruizione è vincolata ai processi di accorpamento. Ci troviamo di fronte ad un’ulteriore anomalia derivante dallo Statuto autonomo della Regione Sicilia, che, differentemente da quanto avviene per le altre Camere di Commercio d’Italia, ha consentito alla Camere siciliane di non destinare ad appositi fondi le pensioni dei dipendenti. Si tratta di una discrasia normativa che in questo caso colpisce gli Enti camerali, che dovrebbero creare sviluppo, ma che, invece, vengono resi incapaci di operare, dovendo sostenere costi che con lo sviluppo e l’impresa non hanno nulla a che vedere.Ciò che bisogna chiedere alla politica sono interventi volti a sanare questa insidiosa situazione, che consentano di spostare agli enti deputati l’onere e la gestione delle pensioni, per rendere sostenibili, autonome ed efficienti le Camere di Commercio regionali. Va anche evidenziato che la Riforma delle Camere di Commercio è nata viziata: sia perché non ha tenuto in alcun conto la necessaria correlazione tra Enti camerali e Città Metropolitane, sia perché dimezza nell’arco di tre anni i diritti camerali lasciando inalterati i costi, situazione che penalizza, quasi irreversibilmente, le CCIAA regionali. Riguardo al costituendo Consiglio camerale, ci preme segnalare che Confindustria Messina è la prima ad essere danneggiata dal modo in cui si è sviluppato il procedimento, in quanto, nel pieno rispetto delle direttive dell’Assessorato competente, ha fornito, nei tempi prescritti, le posizioni associative corrette e veritiere. Anche per questo ci aspettiamo il pronto insediamento di un Consiglio Camerale che sia, non solo scevro da vizi e ricorsi, ma soprattutto composto sulla base delle corrette ed effettive posizioni di rappresentanza e orientato a riavviare progettualità per la promozione del territorio e delle sue imprese, azione necessaria e da tanto attesa. Questi che abbiamo declinato sono gli esatti riferimenti della situazione, e la realtà è incontrovertibile. Non raccogliamo nessuno spunto polemico convinti che i fatti e la linearità dei nostri comportamenti non possano dare adito a dubbi o a interpretazioni speculative.