
Caro direttore,
l’Alzheimer è una emergenza sanitaria e sociale. Sono contenta che finalmente anche il nostro Paese cominci ad attenzionare le problematiche legate alla gestione di una grave patologia degenerativa che è devastante per gli ammalati e per chi li assiste. Garantire la degenza gratuita nelle RSA e porre a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale la retta, anche nelle strutture convenzionate, è uno strumento di supporto soprattutto per coloro che non hanno grandi disponibilità economiche. Siamo lontani, quantomeno sul nostro territorio, da garantire assistenza qualificata. Le RSA che dispongono del reparto alzheimer spesso sono inadeguate ad affrontare con competenza la patologia. Di Alzheimer non si guarisce e questo lo sanno tutti; la qualità della vita durante il decorso della malattia dovrebbe comunque tendere alla salvaguardia della dignità umana e al rispetto del malato. Il problema principale consiste nella necessità di formare personale qualificato, di disporre di personale ausiliario che spesso con il paziente alzheimer necessita di un rapporto di 1 a 1. Contrariamente a quello che si pensa, l’Alzheimer,oltre a colpire circa il 30 % della popolazione ultra ottantenne, colpisce precocemente persone molto più giovani. I centri dovrebbero, oltre che provvedere alla somministrazione della terapia farmacologica, aiutare il paziente, soprattutto nelle prime fasi della malattia, ad esercitare la mente e il corpo al fine di attardare il deficit cognitivo e funzionale. Forse però non è il caso di investire a fondo perduto; l’Alzheimer è un grosso business per medici, case farmaceutiche, badanti, infermieri, case di cura private e ….. consentitemi anche per tanti approfittatori senza scrupoli!
Giovanna Cardile