Messina ultima nei pagamenti: solo il 20% puntuale, lo studio Cribis D&B

Nei primi mesi del 2014 in Italia si conferma il trend negativo dei pagamenti commerciali: persistono problemi nella puntualità ai fornitori e parallelamente continua ad aumentare il numero di imprese che saldano le fatture con ritardi superiori ai 30 giorni. All’interno di questo scenario le imprese siciliane non fanno eccezione, anzi sono le meno virtuose d’Italia. Nel primo trimestre dell’anno in corso infatti solo il 22,1% delle imprese della Regione ha saldato puntualmente le fatture ai fornitori, mentre il 48,1% ha regolato i conti con un ritardo fino a 30 giorni dai termini concordati e il 29,8% oltre i 30 giorni. Dall’analisi del trend si osserva un peggioramento del 21,9% dei pagamenti puntuali rispetto al 2010. Ma il dato allarmante riguarda i ritardi superiori ai 30 giorni, aumentati del 183,8% in quattro anni. Inoltre nel primo trimestre del 2014 la Sicilia esibisce performance di pagamento inferiori sia alla media nazionale (38,8% di imprese puntuali, 16,1% di ritardi oltre i 30 giorni) sia alla macroarea di appartenenza, dove i pagamenti regolari sono pari al 25,1%
È quanto si evince dallo Studio Pagamenti 2014 realizzato da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, che ha analizzato i comportamenti di pagamento delle imprese Siciliane. Nella classifica delle imprese più puntuali della Sicilia Ragusa si posiziona al primo posto con il 23,9% di pagamenti virtuosi. Seguono Catania 23,7%, Trapani 23,6%, Enna 23,4%, Siracusa 22,6%, Palermo 21,1%, Caltanisetta 20,8%, Agrigento 20,7%, chiude Messina con il 20,5% di pagamenti alla scadenza. Il dettaglio della dimensione aziendale della regione Sicilia dimostra un andamento simile a quello individuato a livello nazionale. Le micro e le piccole realtà risultano quelle più puntuali (rispettivamente 22,5 e 20,9% di pagamenti virtuosi), mentre le imprese medie registrano una percentuale del 18,5% di pagamenti virtuosi. Performance negativa per le grandi imprese con solo il 7,6% del totale in corrispondenza della classe alla scadenza. Per quanto riguarda i pagamenti oltre i 30 giorni le micro realtà sono quelle più in difficoltà, con una quota del 30,9% A livello settoriale, l’Edilizia mostra la maggior criticità con solo il 17,5% in corrispondenza dei dei pagamenti alla scadenza, a fronte di un 25,7% di ritardi oltre i 30 giorni medi. Situazione opposta per il comparto dei servizi finanziari (54,5% di imprese virtuose e 11,4% di ritardi gravi). “Nel nostro Studio abbiamo registrato delle dinamiche che in questi ultimi anni hanno caratterizzato in modo significativo la vita delle imprese siciliane, che attualmente hanno grosse difficoltà nel saldare i debiti commerciali – commenta Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS D&B -. Inoltre continua il processo di istituzionalizzazione dei ritardi nei pagamenti commerciali, cioè la trasformazione dei ritardi in termini contrattuali: le imprese non vogliono perdere clienti e fatturato e quindi concedono qualcosa nei termini di pagamento. Secondariamente alcune imprese non riescono più a stare sul mercato e ritardano oltre modo il saldo delle fatture. Basti pensare all’andamento dei fallimenti, che hanno raggiunto quota 8.101 nel primo semestre del 2014, con una media di 63 chiusure al giorno, più di due ogni ora. Nonostante alcuni segnali di timido miglioramento non bisogna però abbassare la guardia in quanto rimane ancora rilevante il numero di imprese che non onorano gli impegni entro i termini contrattuali”.

“Negli ultimi anni, però, le imprese italiane hanno messo sempre più la gestione dei pagamenti al centro della propria gestione finanziaria – conclude Preti – e hanno investito in strumenti come quelli messi a disposizione da CRIBIS D&B, che consentono di intercettare tempestivamente i segnali deboli di deterioramento dell’affidabilità dei propri partner, di mantenere sotto controllo la capacità del proprio portafoglio clienti di generare ricavi, di intervenire in modo efficace con azioni di prevenzione e limitazione del rischio e, soprattutto, di fare previsioni sui propri flussi di cassa. Un’operazione, questa, non a costo zero ma che riteniamo potrà portare benefici concreti anche dopo la fine della crisi”.