Corte Conti: tagli ok ma incertezza su entrate

Poca selezione degli obiettivi, scarsità di risorse, allargamento eccessivo degli interventi: sono in sintesi i principali rilievi della Corte dei Conti che emergono nell’analisi dello stato, reale, dei conti pubblici determinato dalla legge di Stabilità. Lo si evince dalla lettura dell’allegato della Corte alla Quadrimestrale di cassa, pubblicata oggi, ”sulle prospettive della finanza pubblica dopo la legge di Stabilità”. Un rapporto di nuova concezione: l’analisi è per la prima volta ex post l’approvazione della Stabilità da parte del Parlamento, e dunque se ne valuta meglio la coerenza con un quadro macroeconomico aggiornato. I messaggi, ad esempio al commissario straordinario alla Spending Review, Carlo Cottarelli, non mancano e sono chiari: i tagli alla spesa pubblica stanno funzionando ma si rischia di mancare obiettivi, peraltro non certi, ancora di più nel triennio 2017-2020, sul fronte delle entrate, con un potenziale vuoto di gettito calcolabile nell’ordine di poco meno di 14 miliardi di euro. La manovra sulle entrate sembra infatti ”riflettere una scelta di garantire un volume di gettito funzionale alle immediate esigenze di copertura della spesa pubblica”, con la tendenza ”ad accelerare il gettito presente, anticipando quello futuro, che pone in sostanza un problema di tenuta delle entrate nei prossimi anni”. Insomma, nell’analisi della Corte, che si avvale degli istituti indipendenti Cer, Prometeia e Ref (con l’auspicio che diventino sempre piu’ ‘internalizzati’ ai rapporti della Corte dei Conti, ndr), al centro dell’azione in materia di conti pubblici ci deve essere una maggiore e netta rivisitazione del confine dell’intervento pubblico stesso. E’ difficile insomma eludere il tema della dimensione complessiva dell’intervento pubblico in Italia, ad esempio sul fronte del lavoro o su quello demografico. Il nuovo strumento della Corte si ripropone proprio di allargare il respiro dei dati da sottoporre alla discussione sul fronte della politica economica del Paese. Dati che, monitorati ex post Stabilita’, parlano come detto di interventi che finora non hanno spinto, come atteso, la ripresa: nel confronto con le previsioni dei tre istituti indipendenti assunte dalla Corte, si prefigura una crescita del Pil inferiore all’1% nel 2014 e inferiore all’1,5% nel 2015-2016; nel triennio, lo scostamento rispetto alla previsione governativa sale da 0,2 a 0,5 punti. Ancora, secondo gli istituti l’incremento dei consumi nel periodo si fermerebbe allo 0,7%, gli investimenti al 2%, con il Governo che indica invece aumenti rispettivamente dell’1 e del 3,1%. Detto che la stretta del credito e’ prevista in continuazione anche nel 2014, i capitoli piu’ sollecitati, a fronte di una spinta per la ripresa che non si e’ verificata, sono le maggiori spese per conto capitale (7,2 miliardi di euro), il pagamento dei debiti alle imprese (40 miliardi in due anni), servito pero’ principalmente al risanamento delle posizioni debitorie anche perche’ riferito a servizi gia’ resi, ed il rischio in materia di indebitamento della finanza pubblica, di una lettura, anche solo parzialmente, strutturale della situazione in sede europea.